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La sera del 21 febbraio 2001 i telegiornali di tutte le reti proiettarono nelle case degli italiani la sconvolgente notizia del massacro di Novi Ligure. Le prime immagini della villetta dove si consumò il delitto raccontavano il drammatico omicidio di Susi Cassini, 42 anni, e del figlio Gianluca, appena 12enne, raggiunti da 96 coltellate all’interno nella propria abitazione.
Uno dei casi di cronaca nera che maggiormente ha sconvolto l’Italia negli ultimi decenni vista soprattutto la giovane età degli assassini, l'efferatezza della strage e la freddezza con cui cercarono di negare tutto. A uccidere Susi e Gianluca, infatti, era stata la figlia e sorella dei due, Erika De Nardo (16 anni), assieme al fidanzatino Omar Favaro (17).
La donna venne trovata sul pavimento della cucina, il figlio nella vasca da bagno al piano superiore. A dare l’allarme fu la stessa Erika che raccontò di essere riuscita a sfuggire a degli sconosciuti armati di coltello, entrati in casa all’improvviso. Nelle prime ore la ragazza fornì agli inquirenti una serie di identikit degli aggressori dichiarando di riconoscerli nelle foto di alcuni pregiudicati albanesi mostrategli dagli investigatori. Più avanti, mentre si trovava insieme a Omar nella caserma dei carabinieri della cittadina in provincia di Alessandra, venne filmata mentre mimava le coltellate cercando di rassicurare il complice.
Poche ore prima del funerale delle due vittime, la coppia venne arrestata e trasferita nel carcere minorile. La svolta nelle indagini lasciò l'Italia ammutolita e incredula.
Nel dicembre 2001, il tribunale dei minori di Torino condannò in primo grado Erika a 16 anni e Omar a 14 anni, sentenza confermata in Cassazione. Per effetto dell’indulto e grazie a uno sconto di pena per buona condotta, il periodo di detenzione si ridusse per entrambi. Erika, già prima della scarcerazione, era stata accolta presso la comunità Exodus di don Mazzi, dove è rimasta per alcuni mesi come volontaria anche dopo il ritorno in libertà. Nel corso della sua detenzione, la ragazza conseguì la laurea in Filosofia con 110 e lode.
UNA NUOVA VITA. Una volta fuori dal carcere, Erika e Omar hanno ricominciato una nuova vita lontani fra loro. Per lei le porte del carcere si sono aperte definitivamente nel dicembre 2011. "Erika si è sposata. Ha maturato la giusta consapevolezza sulla tragedia, quella che permette di continuare a vivere. Il padre è stato molto importante in questo processo", disse don Mazzi in un'intervista. La stessa Erika ha confessato di sognare spesso la mamma e di sperare nel suo perdono. Il padre di lei, Francesco, ingegnere affermato e stimato in città, non l'ha mai abbandonata, sebbene inizialmente la coppia avesse programmato di uccidere anche lui.
Lei oggi, a 37 anni, lavora in un'azienda agricola di un paese sul Garda, fra le colline del Groppello, dove coordina una squadra di viticoltori. Il suo nuovo compagno è un musicista di 47 anni che abita nella zona del lago di Garda. L’aveva incontrato per la prima volta all’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere, dove lui andava a aiutare come volontario.