Il selfie pubblicato nell’edizione odierna de “La Verità” che ritrarre Matteo Messina Denaro sorridente e tranquillo insieme a un operatore sanitario della clinica La Maddalena sta facendo il giro del web e ponendo tante domande.

Il boss mafioso arrestato ieri era in cura nella struttura palermitana sotto il falso nome di Andrea Bonafede. Quest’ultimo, geometra 59enne di Campobello di Mazara, titolare della carta di identità utilizzata dal super latitante. Il documento sarebbe stato falsificato da Matteo Messina Denaro apponendo una sua foto al posto di quella del signor Bonafede.

La Maddalena è un centro di riferimento per i malati oncologici in Sicilia, è qui che il boss era sottoposto a cicli di chemioterapia per le precedenti operazioni dovute ad un tumore al colon e per le metastasi al fegato.

Intervistata da Tv2000, una paziente ha raccontato di aver condiviso con il boss le sedute di chemioterapia: “Faceva la chemio con me ogni lunedì. Stavamo anche nella stessa stanza, era una persona gentile, molto gentile”.

La donna ha anche riferito: “Ci sono anche mie amiche che hanno il suo numero di telefono. Lui mandava messaggi a tutti, fino alla mattina in cui lo hanno arrestato. Ha scambiato messaggi con una mia amica fino a questa mattina. Lei è ora sotto shock a casa”.

Intanto, è indagato il medico che aveva in cura Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro. Si tratta di Alfonso Tumbarello, 70 anni. Il dottore è stato per decenni medico di base in paese, sino a dicembre scorso, quando è andato in pensione. Tumbarello sino a qualche mese fa è stato medico del vero Andrea Bonafede, 59 anni, residente a Campobello di Mazara e avrebbe prescritto le ricette mediche a nome dell'assistito. Ieri i carabinieri hanno perquisito le abitazioni di Campobello, di Tre Fontane e l'ex studio del medico che è stato anche interrogato.

Con un volo militare, il super latitante è arrivato nel carcere dell'Aquila, una struttura di massima sicurezza in cui c'è un buon reparto di medicina oncologica dove il boss verrà curato. Per questo è stato scelto questa struttura penitenziaria. Inoltre l’Aquila, a differenza degli altri penitenziari che hanno l’area del 41 bis come Sassari e Nuoro, è collegata bene con Roma dove dovrà andare spesso in vista dei numerosi interrogatori dei pm.