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“Perché le donne sono un innesco di ribellione così efficace, perché scatenano la rivoluzione?” È una delle domande che la scrittrice Michela Murgia ha posto alla scrittrice iraniana Azar Nafisi, durante l'incontro organizzato da Adelphi alla Fiera "Più libri, più liberi" in corso a Roma, dal titolo “Iran, donne, diritti, libertà”.
Per un'ora, le due scrittrici hanno parlato del significato della rivoluzione delle donne in Iran, cominciata da 3 mesi a seguito della morte della 22enne curda Mahsa Amini, mentre si trovava in custodia dalla polizia morale per una ciocca di capelli fuoriuscita dall’hijab, il velo nella Repubblica islamica a guida sciita.
La sintesi dell’incontro è stato riportato da “La Stampa”.
“La mentalità totalitaria non può tollerare differenze. Anche se rappresentano in ogni Paese la metà della popolazione, le donne devono essere tenute sotto controllo – ha risposto Azar Nafisi alla domanda della Murgia, che le ha chiesto il motivo per cui le donne scatenino la rivoluzione - Come ha fatto la Repubblica islamica? Rendendole invisibili e abolendo le leggi più progressiste.
Le donne sono sempre state le più oppresse per questo sono in prima linea nella rivoluzione dell'Iran – ha continuato Azar Nafisi - La lotta in Iran non è politica, è esistenziale. Per anni ci hanno ripetuto che non eravamo quello che vedevamo di noi stesse, ci hanno ridefinite, siamo diventate un prodotto dell'immaginazione del regime. Per 43 anni le donne hanno resistito, hanno fatto uscire per esempio una ciocca dal velo. Quando tornavo in Iran mi truccavo: era un modo per far capire che nessuno mi doveva dire come dovevo essere, nessuno mi possedeva" ha concluso Nafisi.
"Quindi le donne sono diventate pericolose. Ma è molto bello essere pericolose, non credete? - è la domanda che Michela Murgia ha poi posto al pubblico - Quindi, quando vi mettete il rossetto, sappiate che state facendo un atto rivoluzionario. 'Donna vita, libertà' è uno slogan che ho sentito anche in bocca ai maschi iraniani perché la repubblica opprime uomini e donne, quindi non è la rivoluzione delle donne, ma di tutti. Ed è impressionante sentire il genere maschile usare come grido di libertà la parola donna".