"Nessuna responsabilità del personale sanitario" sulla morte di Stefania Camela, 47enne di San Benedetto del Tronto, venuta a mancare un anno fa, due giorni dopo un intervento di rinoplastica in una clinica privata a Milano.

Il pm Luca Poniz ha chiesto infatti l'archiviazione del caso in cui l'anestesista e l'otorino che eseguì l'operazione erano indagati per omicidio colposo, archiviazione a cui la famiglia della donna deceduta si oppone. Assistiti dai propri legali, i familiari di Stefania hanno presentato un'istanza al gip chiedendo di disporre ulteriori accertamenti per fare chiarezza sulle cause della morte della 47enne.

I fatti

Stefania Camela aveva deciso di sottoporsi a una rinosettoplastica per problemi respiratori dopo alcuni danni insorti a causa di un incidente stradale quando era solo una bambina. Priva di patologie, in salute e sportiva, Stefania aveva paura dell'anestesia e si rivolse perciò a una clinica con un medico che operasse senza intubare e senza tamponi post intervento.

A 4 ore dall'operazione, considerata di routine e non complessa, Stefania venne dimessa, e due giorni dopo, mentre con il compagno si trovava in Hotel e si apprestava a tornare nelle Marche, si sentì male. Venne rianimata prima da lui poi dai sanitari che tentarono disperatamente di salvarla, ma dopo meno di 2 ore morì.

La Procura di Milano aprì quindi un fascicolo per omicidio colposo, sequestrando le cartelle cliniche e disponendo l'autopsia sul corpo della donna. Dopo un anno di indagini, è emerso che anestesista e otorino avrebbero rispettato le linee guida e che non sarebbero emerse irregolarità prima, durante e dopo l'operazione. Secondo il pm si trattò di "una tragica fatalità".

Recentemente, lo scorso 7 novembre, durante un intervento simile, ha perso la vita Margaret Spada, deceduta dopo 3 giorni di agonia.