David Sassoli non ce l’ha fatta: il presidente del Parlamento europeo, ricoverato dal 26 dicembre nel centro oncologico di Aviano, in provincia di Pordenone, per una grave forma disfunzione del sistema immunitario, è morto nella notte alle ore 1,15 a 65 anni.

A darne notizia il suo portavoce, Roberto Cuillo, che aveva annunciato la cancellazione di tutti gli impegni ufficiali del presidente. E immediatamente erano arrivati messaggi di solidarietà da ogni forza politica e dalle istituzioni dell'Unione. Sempre ieri, dall'account Twitter di Sassoli, era partito un messaggio per ricordare Silvia Tortora, figlia di Enzo.

Sassoli, sposato e con due figli, aveva già dovuto annullare gli impegni istituzionali a inizio novembre dello scorso anno, a causa di un’aggressiva polmonite dovuta al batterio della legionella, come lui stesso aveva spiegato in un video pubblicato su Twitter dopo la guarigione.

Una malattia che gli aveva impedito di presiedere la seduta plenaria nella quale la presidente della Commissione Von Der Leyen aveva pronunciato il discorso sullo stato dell'Unione. A dicembre Sassoli aveva annunciato che non si sarebbe ricandidato alla guida dell'Europarlamento. Proprio giovedì prossimo era prevista l'elezione del suo successore, per la seconda metà della legislatura.

Giornalista, conduttore televisivo, vicedirettore del Tg1, Sassoli era entrato in politica come europarlamentare del Partito democratico nel 2009. Un'esperienza, quella nelle istituzioni dell'Unione, culminata con l'elezione alla guida dell'assemblea di Strasburgo il 3 luglio del 2019. Nel 2013 aveva provato a cimentarsi con la politica nazionale candidandosi alle primarie per l’elezione del sindaco di Roma: arrivò prima di Paolo Gentiloni ma dopo il vincitore, Ignazio Marino.

Nato a Firenze, David Sassoli si era trasferito fin da piccolo a Roma per seguire il padre giornalista, anche se era rimasto tifoso della Fiorentina. Dopo la Laurea in Scienze politiche, Sassoli passò subito alla pratica professionale: Il Tempo, l'agenzia Asca, la redazione romana del Giorno e poi la Rai, dove venne assunto nel 1992. E in Rai divenne uno dei volti più familiari per il grande pubblico, come conduttore del Tg1, fino alla vicedirezione nell'era di Gianni Riotta.

Nell’era Covid, l’impegno per il voto a distanza per l’Europarlamento, quello per i diritti in Russia e il caso Navalny, che lo fece finire nella lista nera di Mosca.

All'alba di oggi, l'omaggio della politica sui social: tra i primi il messaggio del ministro Dario Franceschini, poi la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen: "Riposa in pace, orgoglioso italiano".