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Questa mattina sulla spiaggia di Steccato di Cutro (Calabria) è stato trovato il corpo di una bambina.
Poche ore prima era stato rinvenuto il cadavere di un uomo di circa 30 anni e ieri sera, poco prima delle venti, il mare ha restituito il corpicino di un bimbo tra i 7 e i 10 anni.
Sale dunque a 67 il numero delle vittime del naufragio di migranti avvenuto domenica scorsa sulle coste calabresi. Le salme al momento identificate sono 28, di cui 25 afghani, 1 pakistano, un palestinese e un siriano.
Il Comitato 3 ottobre, organizzazione nata dopo la tragedia del 2013 di Lampedusa, impegnata da anni nell'identificazione delle vittime dei naufragi nel Mediterraneo, ha chiesto al capo dipartimento per le Libertà civili e immigrazione, al commissario straordinario per le persone scomparse e alla prefetta di Crotone di procedere all'identificazione delle vittime del naufragio avvenuto a Steccato di Cutro prima della loro inumazione. "Così come è avvenuto in altri tragici naufragi, in virtù del protocollo di Lampedusa e grazie al fattivo e instancabile lavoro dell'Istituto Labanof (Laboratorio di Antropologia e Odontologia forense dell'università di Milano), l'identificazione dei cadaveri dei naufragi è possibile - spiegano i promotori del comitato -. È indispensabile che prima della sepoltura vengano massimizzate le informazioni in previsione di una futura identificazione tramite "match" tra i dati post mortem e ante mortem. Chiediamo a tutte le autorità di applicare, in assenza di un protocollo specifico, il protocollo Dvi (DisasterVictimIdentification) di Interpol, che, prevede: rilievi fotografici, repertazione indumenti ed effetti personali ed esame autoptico e odontologico".
"Anche le famiglie delle persone decedute o disperse dovrebbero essere considerate vittime dei medesimi naufragi e dovrebbero essere coinvolte il più possibile dalle autorità nel processo di identificazione e di inumazione - ha detto Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre - . Non vorremmo che, anche in questo caso, queste persone rimanessero dei numeri e delle vittime senza nome.
La camera ardente è stata allestita al Palasport di Crotone. Centinaia di cittadini comuni, ma anche i sindaci del territorio, in fila per rendere omaggio alle salme.