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“Nel nome del latte” è un progetto fotografico che alterna immagini della lotta dei pastori durante le recenti proteste a istantanee del lavoro quotidiano nel mondo delle campagne sarde.
L’AUTORE
Francesco Pintore, giornalista professionista di Desulo (Nuoro), lavora nella redazione de quotidiano L’Unione Sarda di Cagliari. Ha iniziato a fotografare all’inizio degli anni Novanta.
“Da più di un anno sto lavorando a un progetto fotografico sul pastoralismo in Sardegna – spiega Francesco Pintore -. Conosco abbastanza il mondo delle campagne. Sono figlio e nipote di pastori e pertanto ho seguito con grande interesse la recente protesta degli allevatori sardi. Non avevo in programma alcuna mostra, ma approfitto di questa occasione per contribuire in qualche modo a una protesta che purtroppo ha avuto visibilità mediatica soltanto quando un gruppo di pastori ha fermato i giocatori del Cagliari Calcio mentre uscivano dal campo di allenamento. Nei giorni precedenti c’era l’Isola in rivolta, ma i media nazionali hanno incredibilmente ignorato quanto stava accadendo nelle strade e nelle piazze della Sardegna. Mi piace l’idea che la mostra dopo Milano faccia tappa a Strasburgo nella sede del Parlamento europeo perché il futuro della pastorizia sarda è legato anche alle decisioni delle istituzioni comunitarie”.
IL PROMOTORE
Stefano Maullu, Europarlamentare milanese di origini sarde: i suoi genitori sono emigrati nei primi anni '50 incerca di lavoro, è cresciuto nella Milano del boom economico, ha fatto il consigliere comunale, l'assessore regionale e siede ora al Parlamento Europeo. Vent'anni fa ha dato vita all'associazione Ambasciata di Sardegna, con l'obiettivo di dare ai sardi emigrati un luogo di confronto e incontro.
“Ho seguito da vicino la protesta dei pastori sardi – spiega Stefano Maullu – e nelle foto di Francesco Pintore ho trovato cronaca, attualità, umanità che compongono un racconto soprendente, vero. Raccontare la Sardegna è affascinante e in questa rassegna si vivono aspetti unici dell'isola, attraverso momenti ed emozioni che meritano di essere messi in mostra. Prima a Milano, quindi al Parlamento Europeo di Strasburgo portiamo un pezzo di Sardegna autentica, in un momento delicato che va prima di tutto capito nelle sue sfaccettature più profonde”.
Il 6 febbraio 2019 in Sardegna nelle campagne di Villacidro, a 50 chilometri da Cagliari, due uomini col volto coperto e armati di bastoni bloccano un’autocisterna che sta effettuando il consueto giro degli ovili per la raccolta del latte. I malviventi minacciano l’autista del camion, gli intimano di aprire i rubinetti dell’autobotte e di scaricare diecimila litri di latte a terra. Costringono l’uomo a riprendere la scena con il telefonino e lo “invitano” a inviare il video a tutti i contatti presenti nella rubrica telefonica. In pochi istanti le immagini diventano virali, invadono i social network e in tutta la Sardegna esplode la guerra del latte.
Questo episodio segna l’inizio di una protesta che per certi versi era nell’aria. Qualche giorno prima, un folto gruppo di allevatori aveva manifestato pacificamente nel Sulcis e nel Medio Campidano sollecitando l’apertura di una trattativa per ridefinire il prezzo del latte, crollato a 60 centesimi a litro. Sempre all’inizio del mese nelle bacheche dei social network vengono postati video di pastori che gettano il latte nelle fogne.
Sembrano casi destinati a rimanere isolati, ma non è così: dal 6 febbraio quelle scene si moltiplicano. Gesti clamorosi. Eclatanti. Cose mai viste. Segnali di un malessere che esplode in modo dirompente. Da quel momento iniziano le manifestazioni di piazza, i blocchi stradali, gli sversamenti di latte, le assemblee e i presidi notturni davanti ai caseifici.
La lotta coinvolge tutta l’Isola, mai come questa volta solidale con il mondo delle campagne. Mercoledì 14 febbraio migliaia di negozi restano chiusi e nelle case vengono esposti lenzuoli bianchi alle finestre in segno di solidarietà.
Dopo qualche giorno gli sversamenti vengono meno. Gli allevatori decidono di non buttare più il latte, preferiscono donarlo ai cittadini: nelle piazze gli allevatori distribuiscono anche formaggio e ricotta fresca.
La vertenza esplode nel mezzo della campagna elettorale per le Regionali. La protesta secondo molti osservatori è destinata a provocare forti cambiamenti nella struttura del mondo agropastorale sardo, dove operano 12 mila aziende che allevano 2 milioni e 700 mila capi ovicaprini e producono 300 milioni di litri di latte.
Il prezzo del latte viene determinato in base alle quotazioni del Pecorino Romano, un formaggio che con 341 mila quintali prodotti rappresentata la voce più importante di una filiera che coinvolge pastori, industriali, intermediari, trasformatori e consorzi. Il prezzo crolla a causa di una eccedenza nei magazzini delle industrie casearie. Secondo gli allevatori con 60 centesimi a litro non si coprono nemmeno i costi di produzione.
Si apre una lunga trattativa. I pastori chiedono 1 euro a litro. Dopo una serie di incontri il 16 febbraio si trova un primo accordo: 72 centesimi a litro. Questo non basta a stemperare la tensione, ma nel frattempo riprende gradualmente l’attività nei caseifici. Proseguono anche intimidazioni: altre autocisterne vengono bloccate e svuotate, in qualche caso date alle fiamme.
Max Solinas, foto editor del quotidiano L’Unione Sarda
“'Nel nome del latte' è un reportage che prende spunto dalla recente protesta dei pastori sardi. Il racconto fotografico coglie due aspetti di una storia che contempla da un lato le vicende legate alla vertenza per il prezzo del latte, dall’altro il lavoro nelle aziende agropastorali dell’Isola. Blocchi stradali, manifestazioni di piazza e altri momenti della lotta, vedono protagonisti uomini, donne e bambini, ovvero le stesse persone che rappresentano il mondo delle campagne, dove ogni giorno i pastori si alzano all’alba per mungere, per accudire il bestiame e per mandare avanti le aziende, spesso con grandi sacrifici. Un mondo vivo con i suoi riti e una cultura millenaria da documentare e far conoscere”.