“Ero ancora molto stanca, piuttosto provata dal parto, dopo 17 ore di travaglio, il 5 gennaio. Ero entrata in ospedale il giorno precedente, avevamo scelto il Pertini perché ero affezionata a questo posto visto che ci sono nata anche io. Per due notti, quella dopo aver partorito e quella successiva, sono riuscita, a fatica, a tenere il bambino vicino a me. Ero stravolta, ho chiesto aiuto alle infermiere, chiedendo loro se potevano prenderlo almeno per un po’, mi è sempre stato tuttavia risposto che non era possibile portarlo nella nursery. E lo stesso è accaduto la notte di sabato. Anzi, mi sentivo peggio dei giorni precedenti. Ho chiesto ancora di prendere il bimbo, non l’hanno fatto. Due notti ho resistito, l’ultima ero davvero affaticata. “Non è possibile”, mi è stato risposto ancora una volta”.

È il terribile racconto della mamma del piccolo di appena tre giorni morto all’ospedale Pertini di Roma nella notte tra il 7 e l’8 gennaio. La 30enne, tramite il suo avvocato, accetta di rispondere ad alcune domande del Corriere della Sera.

Fino al giorno della tragedia il bimbo stava bene “pesava più di tre chili”, spiega la giovane al giornale. “Le infermiere mi hanno dato alcune indicazioni su come mettermi sul letto per allattarlo, ma a parte la stanchezza avevo sempre una flebo attaccata al braccio. Mi muovevo con difficoltà. Poi quella notte sono crollata, non ce la facevo proprio. Da quel momento non ricordo più nulla”.

La stanchezza dopo il parto - Al Corriere della Sera la 30enne spiega: “All’improvviso, nel cuore della notte, sono stata svegliata dalle infermiere: il bambino non stava più nel letto con me. Senza dirmi una parola, mi hanno fatto alzare e mi hanno portato in una stanza vicina: lì mi hanno comunicato che il bimbo era morto. Non ricordo che fosse presente una psicologa, e nemmeno che mi abbiano dato una spiegazione più approfondita. Di sicuro non mi hanno detto come era successo. A quel punto non ho capito più niente, mi è crollato tutto addosso. Forse sono anche svenuta”.

L’autopsia - Bisognerà aspettare per stabilire con certezza i contorni della tragedia. Per avere i risultati dell'autopsia del piccolo serviranno infatti 60 giorni.

Intanto, gli inquirenti hanno acquisito tutta una serie di documenti in ospedale, compresa la cartella clinica della donna per accertare, tra l'altro, se avesse preso il piccolo in braccio nel tardo pomeriggio e perché sia rimasta con il neonato fino a sera, quando l'infermiera in servizio si è accorta della disgrazia. In sostanza i magistrati devono chiarire se si siano violati i protocolli e se vi siano state nelle negligenze, come denunciato da alcuni familiari della piccola vittima. Al momento il fascicolo d'indagine per omicidio colposo aperto dai Pm romani rimane contro ignoti.

Rispetto a quanto accaduto la Asl ha reso noto come da prassi di aver attivato "un audit clinico, per verificare la correttezza e l’aderenza alle best practice e l’appropriatezza delle procedure” e ha consegnato alla magistratura tutta la documentazione in possesso.