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All'indomani dell'attesissima esibizione del Tenore Remunnu 'e Locu di Bitti sul palco di Sanremo, la portata storica della presenza della formazione barbaricina all'Ariston assume un valore ancor più chiaro.
Il quartetto bittese ha affiancato Mahmood nell'interpretazione di una delle canzoni più belle di Lucio Dalla, Come è profondo il mare. Il testo del cantautore bolognese racconta come l'uomo abbia cercato di dominare la natura imponendo ciecamente la sua volontà e la sua cultura, e di quali conseguenze nefaste abbia causato questo approccio: guerra, violenza, ingiustizie, inquinamento.
In apertura dell'esibizione, i Tenores di Bitti hanno cantato alcuni versi di una delle poesie di Paolo Mossa, poeta di Bonorva scomparso nel 1892. "Finis, de s'Oceanu violentu, Currer dia sas abbas piùs malas" (infine, dell'Oceano violento, attraverserei le acque più feroci".
Una citazione che ha portato sul palco più famoso d'Italia, oltre alla storia millenaria del canto dei pastori sardi, anche la cultura letteraria isolana valorizzandola in maniera straordinaria.
Mario Sanna, assessore alla Cultura del Comune di Bitti, sottolinea con consapevolezza questo passaggio: "Seppur per pochi secondi (tempistiche eterne in termini di spettacolo televisivo, soprattutto a quei livelli) il Festival ha dato lo spazio anche alla nostra più nobile cultura letteraria, non solo alla tradizione musicale e artistica".
"Ieri sera, infatti, la poesia sarda, mai considerata dalla scuola ufficiale, snobbata da tutto e da tutti, anche nei salotti intellettuali sardi che la dovrebbero difendere, si è potuta finalmente riscattare mediante uno dei suoi più magnifici esponenti: il logudorese Paolo Mossa di Bonorva, noto Pauliccu, maestro della lirica poetica, il quale avrebbe navigato i mari più profondi, tempestosi e burrascosi, pur di raggiungere l'amore tanto sofferto e agognato. Per me, evento straordinario di grande valore artistico e culturale".
La poesia si intitola Sa supposta partenzia, e la strofa completa dalla quale sono stati estratti i versi cantati a Sanremo è la seguente:
Finis, de s'Oceanu violentu
Currer dia sas abbas piùs malas;
Bolare dia senza giugher alas
Subra sos astros de su firmamentu;
Pro dare a Venus bella unu cuntentu
In s’inferru che dia penetrare;
Nè dian baler a mi raffrenare
Muraglias de massissu diamante.