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L'olio stoccato in un deposito sito nell'area salernitana veniva miscelato con il gasolio per allungarne la quantità e incrementare i ricavi derivanti dall'erogazione al dettaglio presso nove impianti di distribuzione ubicati nelle province di Napoli e Salerno, controllati dall'organizzazione criminale.
I proventi venivano progressivamente reimpiegati nella costituzione di società -cartiere operanti nello specifico settore, nei cui capitali confluivano anche i numerosi beni immobili e mobili acquistati nel tempo dal sodalizio per riciclare il denaro.
L'ultima banda di truffatori sgominata dai carabinieri di Genova e dalla Procura di Napoli (59 sono le misure cautelari notificate oggi dai militari liguri, supportati principalmente dai militari di Napoli ma anche da quelli di Salerno, Varese, Venezia, Roma, Frosinone, Latina, Milano, Brescia, Lodi, Novara, Avellino, Pordenone) operava solo a Napoli e si occupava dell'importazione dall'Est Europa di olio industriale con cisterne accompagnate da false bolle di trasporto.