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Stordita con ansiolitici, soffocata con un sacchetto di plastica e, infine, seppellita. Questa è la macabra fine della 55enne Laura Ziliani, avvenuta l’8 maggio 2021 a Temù, raccontata direttamente dalle due figlie dell'ex vigilessa e il fidanzato della prima e amante della seconda.
LE CONFESSIONI – Fondamentali per gli inquirenti le confessioni di Mirto Milano, dopo il suo arresto, nel carcere bresciano di Canton Mobello, fatte all’ex compagno di cella: “Mirto mi ha raccontato che quella sera lui, Paola e Silvia (Zani) preparano dei muffin e riempiono quello destinato a Laura di benzodiazepine. Lei lo mangia però non crolla come previsto nei primi dieci minuti: aveva un fisico forte. Alla Ziliani sembra non succedere niente e va a letto. Laura a un certo punto è ormai rintronata e va in cucina per prendere da bere dal frigorifero. A quel punto scatta la furia di Silvia che prende da dietro la madre. Laura cade sulla figlia, le salta sopra Paola per tenerla ferma, ma la mamma non muore. Con Mirto le mettono il sacchetto di plastica sulla testa e lo chiudono con una fettuccia e una porzione di prolunga – e aggiunge - C’è il dubbio che sia stata seppellita viva, senza che loro ne fossero certi. Laura aveva convulsioni lunghe”.
Le prime due figlie, invece, confessarono il delitto in carcere a pochi mesi all'arresto, avvenuto il 24 settembre 2021. Dopo un mese e mezzo, una piena del fiume Oglio fece riemergere il corpo della loro madre scoperto da un bambino in gita con i genitori. Tra loro il patto di non parlare mai del delitto. Ma, dopo aver scoperto che Mirto si era confidato con il compagno di cella, anche loro hanno confessato.
LE MOTIVAZIONI - “Con mia madre ho sempre avuto un buon rapporto, trascorrevamo parecchio tempo insieme” inizia così la testimonianza della primogenita 29enne, Silvia Zani, la mattina di giovedì 30 marzo davanti al pubblico ministero Caty Bressanelli nel processo in Corte d'Assise di Brescia, e riportate dal Corriere della Sera. L’interrogatorio è durato tutto il pomeriggio. Dopo pochi minuti, però, ha sostenuto che la madre voleva avvelenarla con “latte alla candeggina” e che lei e Mirto (il fidanzato) l'avrebbero ingerito. Rispondendo alle domande della difesa ha sostenuto che erano arrivati a sospettare di tutti i cibi preparati dalla madre, tanto da utilizzare un altro frigorifero. “Quando l'ho uccisa ero convinta al 300 per cento che lei volesse avvelenarci. Ci avrei messo la mano sul fuoco. Ora dopo tanti mesi in carcere, non sono più così sicura” ha aggiunto la ragazza.
“Dopo l'omicidio eravamo spaventatissimi, ci siamo autocatapultati in una situazione di cui non avevamo il controllo” ha aggiunto la primogenita, che ha cercato di giustificarsi dicendo anche che la madre non accudiva come avrebbe dovuto la terza figlia affetta da una disabilità. Infine, il tentativo di scagionare il fidanzato: “Quando è intervenuto in camera dove io soffocavo mamma e mia sorella la teneva ferma, credo che mia mamma fosse già morta. È quanto ho rielaborato dopo mesi di carcere”.
Milani ha confermato l’episodio della candeggina, con cui la madre di Silvia avrebbe cercato di avvelenarli, così come gli episodi del salino, della marmellata e della Nutella.
IL LOCKDOWN E LE SERIE TV – Fu il primo lockdown (da marzo a maggio 2020) a riunire e rafforzare quel che poi è divenuto un trio criminale. Mirto Milani, Silvia e Paola Zani vivevano nell'appartamento di Brescia di Silvia in modo simbiotico, escludendo dalla loro unione qualsiasi altro famigliare o amico. “Abbiamo passato il tempo a guardare serie televisive. Col secondo lockdown ci siamo trasferiti tutti e tre a Temù”. E proprio dalle serie televisive (come Dexter e altre) hanno preso spunto per il loro piano. Da qui l'idea (poi scartata) di usare piante velenose e il tentativo di avvelenamento della tisana della madre “con del liquido antigelo”.
Milani conferma la versione della fidanzata e aggiunge un nuovo particolare “Abbiamo fatto altri tentativi di uccidere Laura, però non avevamo le competenze necessarie per replicare i metodi di avvelenamento visti nelle serie: abbiamo cercato di preparare le sostanze ma non ci siamo riusciti – e aggiunge durante l’interrogatorio - Non volevo che Laura soffrisse. Conoscevo le sostanze perché a 16 anni, essendo stato vittima di bullismo, avevo rubato il Valium a mia madre. Il soffocamento è stato scelto prendendo ispirazione dalla serie tv I Borgia”. Infine, ammette di aver pensato lui per primo al benzodiazepine “Con una siringa ho messo 30 gocce di benzodiazepine in ogni muffin e poi mi sono nascosto sotto il letto della camera di Paola perché Laura non sapeva che io ero a Temù. Poi ho iniziato ad avere i primi dubbi, ma Paola ha iniziato a imprecare contro di me portando Silvia con sé. La mia famiglia non ha mai visto di buon occhio il rapporto tra me e Silvia, ma dopo il lockdown ho detto loro che volevo convivere con Silvia e restare a Temù. Avevo confessato i sentimenti che provo per Paola e con Silvia e abbiamo deciso di fare una famiglia noi tre. Condividevamo tutto. Ma ho fatto un macello. Chiedo scusa per aver distrutto una vita, chiedo scusa alla famiglia Ziliani e a Laura e a tutti”.
LE SCUSE DI PAOLA ZANI- La figlia più piccola, dopo un ora e mezza di interrogatorio, in lacrime, ha detto “Voglio chiedere scusa a tutti. A mia madre che ho ucciso, ai miei zii, a mia sorella, a mia nonna, a tutte le persone di Temù. Mi rendo conto di aver ferito tutto. Mi dispiace per tutto. In assoluto mi dispiace più di tutti per mia mamma”.
Stando al racconto di Silvia, la primogenita, la sorella non sarebbe stata coinvolta nel progetto criminale per i primi cinque mesi. “Quando è tornata dall'Erasmus in Francia è venuta a vivere con me. È stata inglobata nel rapporto tra me e Mirto, con il quale sono insieme da 12 anni. Eravamo un'unica unità, un trio, in cui le scelte venivano sempre prese insieme”.