Papa Francesco, camminando aiutandosi con un bastone, è entrato nell'Aula Paolo VI dove stamane incontra seimila tra studenti, insegnanti e dirigenti scolastici della Rete nazionale delle Scuole di Pace, provenienti da tutta Italia.

Al suo ingresso il Papa è stato accolto dall'ovazione dei ragazzi e ragazze, che gli hanno gridato "Grazie!" e sventolato festosamente cartelli colorati con le scritte "Grazie Papa Francesco" e "Fermiamo le guerre".

"Voglio prima di tutto ringraziarvi. Grazie per questo cammino ricco di idee, di iniziative, di percorsi formativi e di attività, che intendono promuovere una nuova visione del mondo. Grazie per essere pieni di entusiasmo nell'inseguire obiettivi di bellezza e di bontà, in mezzo a situazioni drammatiche, ingiustizie e violenze che sfigurano la dignità umana - ha detto il Papa - Grazie perché con passione e generosità vi impegnate a lavorare nel 'cantiere del futuro' - ha proseguito -, vincendo la tentazione di una vita appiattita soltanto sull'oggi, che rischia di perdere la capacità di sognare in grande".

"Oggi più che mai, invece - ha avvertito il Pontefice - c'è bisogno di vivere con responsabilità, allargando gli orizzonti, guardando avanti e seminando giorno per giorno quei semi di pace che domani potranno germogliare e portare frutto. Grazie ragazzi e ragazze!".

"Nel prossimo mese di settembre si svolgerà a New York il Summit del Futuro, convocato dall'Onu per affrontare le grandi sfide globali di questo momento storico e firmare un 'Patto per il Futuro' e una 'Dichiarazione sulle generazioni future'", ha ricordato papa Francesco - e c'è bisogno anche del vostro contributo perché non rimanga soltanto 'sulla carta', ma diventi concreto e si realizzi attraverso percorsi e azioni di cambiamento. Voi portate nel cuore questo grande sogno: 'Trasformiamo il futuro. Per la pace, con la cura'".

"Siete chiamati ad essere protagonisti e non spettatori del futuro, - ha detto il Papa - tutti siamo interpellati dalla costruzione di un avvenire migliore e, soprattutto, che dobbiamo costruirlo insieme!".

"Non possiamo solo delegare le preoccupazioni per il 'mondo che verrà' e per la risoluzione dei suoi problemi alle istituzioni deputate e a coloro che hanno particolari responsabilità sociali e politiche - ha sollecitato -. È vero che queste sfide richiedono competenze specifiche, ma è altrettanto vero che esse ci riguardano da vicino, toccano la vita di tutti e chiedono a ciascuno di noi partecipazione attiva e impegno personale".

Secondo Francesco, "in un mondo globalizzato, dove siamo tutti interdipendenti, non è possibile procedere come singoli individui che si prendono cura soltanto del proprio 'orto', per coltivare i propri interessi: occorre invece mettersi in rete e fare rete, entrare in connessione, lavorare in sinergia e in armonia. Questo significa passare dall'io al noi: non 'io lavoro per il mio bene', ma 'noi lavoriamo per il bene comune, per il bene di tutti'".

"Le sfide odierne, e soprattutto i rischi che, come nubi oscure, si addensano su di noi minacciando il nostro futuro, sono anch'essi diventati globali. Ci riguardano tutti, interrogano l'intera comunità umana, richiedono il coraggio e la creatività di un sogno collettivo che animi un impegno costante, per affrontare insieme le crisi ambientali, economiche, politiche e sociali che il nostro pianeta sta attraversando - ha detto il Pontefice - Si tratta di un sogno che richiede di essere svegli e non addormentati! Sì, perché lo si porta avanti lavorando, non dormendo; camminando per le strade, non sdraiati sul divano; usando bene i mezzi informatici, non perdendo tempo sui social; e poi - ascoltate bene - questo tipo di sogno si realizza anche con la preghiera, cioè insieme con Dio, non con le nostre sole forze".

"Cari studenti e insegnanti, voi avete messo al cuore del vostro impegno due parole-chiave: la pace e la cura", ha detto papa Francesco durante l'udienza in Sala Nervi ai seimila studenti e insegnanti della Rete nazionale delle Scuole di Pace. "Sono due realtà legate tra loro - ha osservato -: la pace, infatti, non è soltanto silenzio delle armi e assenza di guerra; è un clima di benevolenza, di fiducia e di amore che può maturare in una società fondata su relazioni di cura, in cui l'individualismo, la distrazione e l'indifferenza cedono il passo alla capacità di prestare attenzione all'altro, di ascoltarlo nei suoi bisogni fondamentali, di curare le sue ferite, di essere per lui o lei strumenti di compassione e di guarigione". Secondo il Pontefice, "questa è la cura che Gesù ha verso l'umanità, in particolare verso i più fragili, e di cui il Vangelo ci parla spesso". "Dal 'prendersi cura' reciproco nasce una società inclusiva, fondata sulla pace e sul dialogo", ha aggiunto.