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I reati contestati sono traffico di droga, estorsione, arresti illegali e tortura.
Al centro dell’operazione denominata ‘Odysseus,’ condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle di Piacenza, un Carabiniere che, sfruttando il ruolo di appartenente alle forze di polizia, avrebbe gestito un’attività di spaccio attraverso pusher di propria fiducia. Il militare, inoltre, avrebbe agevolato i sodali nella compravendita di ingenti quantità di stupefacenti, garantendo loro appoggio e protezione in cambio di un tornaconto economico.
I fatti sarebbero stati commessi a partire dal 2017.
Nelle trecento pagine di ordinanza sono descritti "arresti completamente falsati e perquisizioni arbitrarie", "non vi era non solo l'obiettivo di procacciarsi la sostanza stupefacente ma anche di sembrare più bravi degli altri". "Peccato - ha precisato il pm - che questi arresti si basavano su circostanze inventate e falsamente riferite al pubblico ministero di turno".
Il bilancio dell’operazione è una caserma dei carabinieri sequestrata (la Levante di via Caccialupo, in centro a Piacenza) e 22 ordinanze di custodia cautelare emesse per altrettante persone, tra cui 10 carabinieri.
Nel dettaglio, le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse nei confronti di 12 soggetti, di cui 5 appartenenti all’Arma dei carabinieri mentre ai domiciliari sono finiti 5 persone, di cui 1 appartenente all’Arma. Si tratterebbe del comandante della stazione. L’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, invece, è scattato per 3 militari appartenenti all’Arma e per 1 appartenente al Corpo e l’obbligo di dimora nella Provincia di Piacenza per un Ufficiale dell’Arma (il comandante della compagnia di Piacenza).
Ai domiciliari è finito il comandante della stazione dei carabinieri Levante, secondo quanto reso noto dalla pm Grazia Pradella nel corso della conferenza stampa in procura. "La figura di spicco come spacciatore era sicuramente un appuntato", ha spiegato la pm. Per quanto riscontrato i comportamenti illeciti esistono a partire dal 2017.
"Per noi è come un colpo al cuore. Da parte nostra c’è totale disponibilità a collaborare per fare piena luce sui fatti. Penso all’amarezza dei tanti miei uomini dediti con onestà e generosità al loro lavoro", ha detto il comandante provinciale di Piacenza Massimo Savo parlando dell'indagine.