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L'incremento del 76% del contributo della procreazione medicalmente assistita (Pma) al tasso di fecondità totale in Italia nel 2022, rispetto al 2013, ha raggiunto il 3,7%. Questo dato assume particolare rilevanza considerando che la Pma ha reso possibile la nascita di un terzo dei bambini nati da genitori di età superiore ai 40 anni. I dati a riguardo sono stati presentati durante il convegno "Un Istituto per il futuro della popolazione", che ha esaminato i risultati del programma Age-It condotto dall'Università di Firenze e finanziato dal Pnrr.
"Per comprendere e affrontare i cambiamenti demografici in atto in ottica 'positiva' è fondamentale rimuovere gli ostacoli strutturali che impediscono alle donne e alle coppie di pianificare e realizzare il numero di figli desiderato nei tempi auspicati", ha dichiarato Daniele Vignoli, direttore scientifico di Age-It, secondo cui i dati mostrano un significativo desiderio di maternità tra le donne italiane in età fertile che convivono o sono sposate. Circa il 67% delle donne tra i 35 e i 39 anni e il 45% delle donne tra i 40 e i 44 anni ha l'intenzione di avere figli nei prossimi anni.
"Politiche di stampo 'pronatalista' come baby bonus o incentivi specifici non sono percepite come importanti per la genitorialità e non si dimostrano efficaci per raggiungere l'obiettivo prefissato", ha spiegato Vignoli. "Contano aspetti di natura più strutturale, in particolare l'indipendenza economica di una coppia (avere due stipendi e un reddito dignitoso e senza squilibri di genere) che è percepito come centrale per le scelte riproduttive".
Vignoli individua nella fecondità, nella longevità e nelle migrazioni i fattori fondamentali per un'interpretazione "ottimistica" della demografia. "La bassa fecondità potrebbe rappresentare un'opportunità per maggiori investimenti nel campo dell'istruzione, verso la riduzione delle disuguaglianze sociali o l'aumento dell'occupazione femminile", ha sottolineato, aggiungendo come invece "le caratteristiche demografiche dell'Italia, pioniera globale nell'invecchiamento, potrebbero consentire al Paese, che non ha un modello di riferimento da cui apprendere, di diventare quel modello". Per quanto riguarda le migrazioni, esse "sono essenziali per una lente positiva sull'invecchiamento: le politiche di fecondità vedono i propri risultati in decenni, mentre le persone migranti sono potenziali genitori oggi, subito".