La causa del naufragio avvenuto nella notte tra sabato 18 e domenica 19 aprile nel Canale di Sicilia, a circa 60 miglia a nord della Libia, sarebbe da attribuire sì allo spostamento dei migranti su una parte dell’imbarcazione, ma anche all’errata manovra dello scafista che l’ha portata a collidere con il mercantile «King Jacobs», dirottato per soccorrere i migranti.

La Procura di Catania, oltre a ricostruire quanto accaduto, ha disposto il fermo di due scafisti: un tunisino di 27 anni, Mohammed Alì Malek, ritenuto il comandante, e un siriano di 25 anni, Mahmud Bikhit,  componente dell’equipaggio, accusati di omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento d’immigrazione clandestina.

Per quanto riguarda il numero esatto dei migranti a bordo del barcone, la Procura precisa inoltre che “i superstiti riferiscono di cifre comprese tra i 400 e 950 passeggeri, ma secondo alcuni sopravvissuti sentiti sulla nave Gregoretti e un report del mercantile portoghese si stima che a bordo del barcone ci fossero circa 850 migranti. L’esiguo numero di superstiti potrebbe dipendere anche dal fatto che molti migranti, tra cui le donne e i bambini, erano stati chiusi nelle stive”. Per questo motivo non è ancora possibile accertare il numero dei morti”.