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"Emanuele Casula ha ucciso Veronica Balsamo nel corso di un litigio e poi ha cercato di ammazzare il chierichetto Gianmario Lucchini, ma i due delitti non sono collegati".
Il giudice Fabio Giorgi ha depositato nella cancelleria del Tribunale di Sondrio le motivazioni della sentenza che il 28 gennaio scorso ha portato alla condanna a 20 anni di reclusione del 18enne apprendista operaio Emanuele Casula, residente a Grosotto (Sondrio) e di famiglia originaria della Sardegna, per l'omicidio della fidanzata, la 23enne cameriera (in Svizzera) Veronica Balsamo, di Grosio (Sondrio), e il tentato omicidio di Lucchini, oggi ricoverato in uno stato semivegetativo nella Casa di riposo di Grosotto.
Per Casula la pena sarebbe stata di 44 anni, poi più che dimezzata per limiti di pena e sconto di un terzo per il ricorso al rito abbreviato.
L'assassino, arrestato dai carabinieri il 2 ottobre, per il delitto commesso nella notte fra il 23 e il 24 agosto 2014, inizialmente aveva negato per poi confessare in carcere a Monza davanti ai magistrati Elvira Antonelli e Giacomo Puricelli.
Nelle pagine della motivazione il giudice Giorgi ricostruisce il drammatico fatto di sangue: Emanuele, al culmine di un litigio per gelosia, avrebbe colpito ripetutamente al volto la ragazza all'interno dell'auto, dove si erano appartati quella sera, per poi finirla, a colpi di pietra, ai piedi di un dirupo.
Il giovane omicida, secondo il giudice, avrebbe agito in modo scollegato e incontrollato perché con seri problemi caratteriali e di rapporti coi coetanei e il suo essere affetto da un disturbo paranoide gli è valso un'attenuante.