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One nurse looking at the medical ventilator screen. ICU COVID ward
I posti letto per le terapie intensive sono raddoppiati da 4.500 a 10.000, ma ognuno dei pazienti Covid ricoverati impegna come dieci pazienti normali: è questa la reazione del direttore dell'Istituto 'Mario Negri', Giuseppe Remuzzi al documento della Commissione Dubbio e Precauzione e della quale fanno parte Carlo Freccero, Giorgio Agamben, Mariano Bizzarri, Massimo Cacciari e Ugo Mattei.
“Non è una questione di numeri, ma di impegno” perché “i pazienti Covid ricoverati nelle terapie intensive rappresentano un impegno enorme per medici e infermieri”, dice Remuzzi. Con l'attuale andamento della pandemia di Covid-19 la situazione, prosegue Remuzzi, è destinata a diventare ancora più complessa: “nelle prossime settimane non mi aspetto un picco”, ossia il raggiungimento di un numero massimo di ricoveri, dopo il quale la curva comincia a piegarsi, "ma un plateau”.
Le persone ricoverate per Covid, osserva, “di fatto paralizzano l'attività degli ospedali”, anche solo perché "bisogna creare aree e percorsi dedicati”. Alla luce di tutto questo, Remuzzi rileva che “medici e infermieri sono stanchissimi: l'impegno che richiedono i pazienti ricoverati nelle terapie intensive è molto superiore al loro numero”.
Inoltre quello che si osserva nelle unità di terapia intensiva è "la punta di un iceberg perché sono tanti i ricoverati in altri reparti che non riescono più a entrare nelle rianimazioni e per i quali si allungano i giorni di degenza”.
I messaggi positivi che, secondo Remuzzi, si possono lanciare in questa situazione riguardano le vaccinazioni: riferendosi agli oltre due milioni e mezzo di non vaccinati nella fascia d'età fra 40 e 59 anni, l'esperto rileva che “rischiano di essere ricoverati in terapia intensiva e di morire e per questo vanno vaccinati. Inoltre il loro numero è molto alto e mantiene l'epidemia”. È anche importante “fare la terza dose partendo da chi si è vaccinato prima, ossia dalle persone anziane e fragili”.
Infine, conclude Remuzzi, “bisogna vaccinare prima possibile i bambini. Finora nel mondo sono quasi 5 milioni i vaccinati nella fascia d'età fra 5 e 11 anni e non c'è stato nessun segnale d'allarme”.