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La chiusura di bar e ristoranti alle ore 18, prevista nel nuovo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte, rischia di inguaiare ulteriormente i gestori, ancora fortemente colpiti dalla crisi economica conseguente alla prima ondata di Covid-19. E' così in tutto il Paese, dove quello della ristorazione ha sempre rappresentato uno dei settori trainanti.
Paolo Peroli, socio di uno degli storici locali notturni di Milano e esponente del comitato territoriale esercenti che lo scorso 22 ottobre ha protestato sotto la sede della Regione Lombardia, ha parlato a proposito, dichiarando: "Da dicembre non ce la farà più nessuno, la città sarà morta".
"Eravamo andati sotto la Regione consci che la situazione ci obbligava a richiedere fondi per sopravvivere - spiega all'Ansa -. A questo punto dovremo chiederne altri o le attività moriranno e finiranno in mano alla malavita. Quello che serve per tamponare, è almeno un 3% del fatturato del 2019. Una cifra che potrà servire a coprire in media tre mesi di affitto per non dover regalare le attività agli speculatori".
"Il nostro timore è che la temperatura media si stia alzando. Le persone iniziano ad agitarsi a parlare di scendere in piazza e fare come a Roma e Napoli. Noi cerchiamo di mediare, di gestirli ma la temperatura si sta alzando", avverte.