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"Sono fiero di essere imputato in questo processo, perché mi è data la possibilità di testimoniare al Tribunale di non voler permettere a leader di partito e ministri di blindare la possibilità di critica, fosse anche un grido’’. Lo ha detto, rendendo dichiarazioni spontanee in aula, Roberto Saviano, alla prima udienza davanti al Tribunale monocratico di Roma del processo che lo vede imputato per diffamazione per alcuni post sui social riferiti a Matteo Salvini. I post, oggetto del capo di imputazione in cui si contesta di aver offeso la reputazione del leader leghista, risalgono al giugno 2018 e in uno Salvini era definito ‘ministro della ‘mala vita’’.
"Oggi mi difendo dal vicepresidente del Consiglio, mentre ho un processo in corso con la presidente del Consiglio e una causa civile intentata contro di me dal ministro della Cultura – ha aggiunto Saviano in aula – tre ministri di uno stesso governo portano in tribunale chi osa criticarli’’. Riferendosi a Salvini, lo scrittore, difeso dall'avvocato Antonio Nobile, ha aggiunto: "Era divenuto intollerabile come si relazionava al Sud Italia, utilizzandolo come bacino di voti facili. Cancellare la scorta, come Salvini invoca da anni, significava cacciarmi dal Paese, esattamente come auspicato, dopo le elezioni che hanno visto nascere quest’ultimo governo, da migliaia di loro simpatizzanti".
Fra i testi chiamati in aula dalla difesa di Roberto Saviano, ci sono il ministro degli Interno Matteo Piantedosi, il segretario generale della Federazione europea dei giornalisti, Ricardo Gutierrez e Oscar Camps, fondatore e presidente di Open Arms. In particolare Piantedosi viene chiamato a riferire ‘’sulle iniziative volte a verificare il regime di protezione al quale Saviano è sottoposto dall’ottobre 2007". Il giudice si è riservato di decidere sulla lista testi e ha fissato la prossima udienza per il 1 giugno, quando verrà sentito in aula Salvini come parte offesa.