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MIAMI, FL - SEPTEMBER 29: An espresso coffee is seen at Eternity Coffee Roasters during National Coffee Day on September 29, 2014 in Miami, Florida. The day is for coffee drinkers to celebrate and enjoy the popular beverage which 50% of the population, equivalent to 150 million Americans, drink espresso, cappuccino, latte, or iced/cold coffees. (Photo by Joe Raedle/Getty Images)
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti hanno proclamato, per venerdì 22 dicembre, uno sciopero nazionale dei lavoratori del commercio, che in Sardegna conta circa 200mila persone, 5 milioni in tutta Italia, tra lavoratrici e lavoratori che ogni giorno tengono vive attività come bar, negozi e supermercati, accolgono turisti, garantiscono pranzi, cene, ricevimenti.
I contratti scaduti da troppi anni e l'indisponibilità delle controparti a rinnovarli sono le ragioni dello stop che in Sardegna porterà a Cagliari, in piazza Garibaldi, dalle 9.30, la protesta di un settore che occupa molti giovani e molte donne, spesso part time o stagionali, flessibile all'eccesso, alla merce di orari e turni più che faticosi e salari bassi. "E se questo è il quadro già insostenibile, oggi - denunciano le singola - le controparti vorrebbero persino peggiorarlo, mettendolo in discussione conquiste consolidate come la quattordicesima e gli scatti di anzianità".
Sono dodici i contratti da rinnovare nei tre settori coinvolti dallo sciopero (commercio, turismo, ristorazione), per lo più scaduti dal 2018, con diverse controparti tra cui Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Distribuzione cooperativa, Confindustria. "È venuto se stessero facendo cartello”, accusano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs spiegando che "non vogliono applicare un indice a cui si fa riferimento quando si parla di rinnovi". Quell'indice è l'Ipca e porterebbe a un giusto aumento di trecento euro, cifra per nulla esosa, secondo i sindacati, se si pensa a quanto stipendio hanno perso i lavoratori con l'rigonfiamento.
"Siamo al paradosso - denunciano i segretari regionali Nella Milazzo (Filcams Cgil), Giuseppe Atzori (Fisascat Cisl) e Cristiano Ardau (UilTucs Uil) - non solo non vogliono riconoscere gli aumenti retributivi per contrastare l'aumento come previsto dagli accordi interconfederali ma pretendono anche di manomettere diritti come gli scatti di anzianità, i permessi retribuiti, e chiedono sempre più flessibilità in settori in cui è già elevatissima al punto che rende quasi impossibile conciliare i tempi di vita e lavoro". Al contrario, i sindacati chiedono di migliorare le parti normative che riguardano i tempi di lavoro, il sostegno alla genitorialità, la trasformazione dei troppi part-time involontari, un impegno fattivo per contrastare molestie, violenze e discriminazioni che sono purtroppo diffusi anche nei luoghi di lavoro.
Foto: donna.fanpage