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Shot of two doctors using a digital tablet during a discussion in a clinic
"Sono 3 milioni di italiani senza medico di famiglia, le postazioni di guardia medica sono chiuse o accorpate per mancanza di personale. Medici mancano anche sulle ambulanze del 118, così come nei penitenziari". A scriverlo è il Sindacato Medici di famiglia (Smi), in una lettera inviata al presidente dell'Associazione nazionale comuni italiani (Anci) Antonio Decaro, per condividere i motivi dello sciopero del prossimo 2 e 3 marzo. La medicina del territorio, scrive Pina Onotri, segretario generale dello Smi, "rappresenta il primo presidio sanitario territoriale e i medici di medicina generale" hanno pagato "un grande tributo in questa pandemia, sacrificando le loro vite e sostenendo, sia in ospedale che sul territorio, ritmi di lavoro non umani".
L'organizzazione emergenziale, unita alla non valorizzazione professionale e al non riconoscimento dei sacrifici fatti, prosegue, "ha sortito l'effetto di anticipare i pensionamenti di molti medici e a dissuadere i giovani ad intraprendere la professione, a farne le spese sono i cittadini. Diciamo basta a tutte le incombenze burocratiche che sono state caricate per decreto sulle spalle dei medici".
Di qui, lo sciopero, indetto per "rivendicare tutele concrete quali ferie, maternità, malattia; reclamiamo tutele certe in materie di sostegno ad handicap e sostituzioni per poter fruire del meritato riposo, nonché politiche serie sulle pari opportunità". A fronte di questa situazione, conclude Onotri, "auspichiamo che i sindaci facciano sentire la propria voce nella fase operativa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per un investimento strutturale sul personale sanitario".