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A Pescara è stata sospesa per un anno dall’insegnamento la docente di un istituto superiore, accusata di atti sessuali con una studentessa 14enne.
La vicenda è stata denunciata da una psicologa a cui la minorenne si era rivolta, anche se, dai verbali stilati a seguito dell’inchiesta, non emergono costrizioni nei confronti della ragazzina.
Per il Gip, però, “il rapporto di affidamento tra precettore e allieva neutralizza l’efficacia del consenso della minore” e c’è un elemento particolare su cui gli inquirenti si stanno concentrando, ovvero il momento in cui la docente avrebbe chiesto all’alunna di cancellare le chat tra le due.
Come riportano Il Messaggero e TgCom 24, la ragazzina ha spiegato di essere stata “come una figlia” per la prof, che le “piaceva tanto come persona, nel senso che la vedevo come punto di riferimento, di amicizia, non era mia intenzione fare altro”, ha detto la 14enne agli inquirenti, come riportano i verbali e gli atti.
“Piccola, amore, tesoro” sono i nomi con cui la docente si sarebbe rivolta all’alunna, secondo cui “ci sta che una mamma ti chiami così, evidentemente ero per lei come una figlia”.
Poi però la prof avrebbe iniziato a usare altri aggettivi dicendole “sei bona”, la ragazzina: “Pensavo fosse per ridere, e pure io glielo dicevo anche perché è davvero una bella donna”, ammettendo però di non essere a proprio agio, “Ovviamente mica potevo chiederle: ‘ci stai provando con me?’Percè è davvero imbarazzante come cosa”.
Secondo quanto emerge dai verbali, come riporta TgCom 24, tra le due sarebbe nata una relazione fino all’aprile dello scorso anno, quando la docente le avrebbe chiesto di cancellare le chat tra le due "per tutelarsi".
Poi al ragazzina ha iniziato ad andare dalla psicologa sia per problemi di studio che per quel rapporto strano, fatto, secondo quanto emerso, anche di liti e gelosia. “Però le mani, per favore, tienile a posto”, avrebbe detto la ragazzina alla prof.
“Per la configurazione del reato appare rilevante il titolo dell’affidamento del minore che pone l’agente in una condizione di preminenza e di autorevolezza idonea a indurre il minore a prestare il consenso agli atti sessuali – ha spiegato il Gip, in merito alla dichiarazione della 14enne che ha detto di essere stata sempre consenziente.