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Era il 23 maggio 1992 quando a Capaci, sulla strada del ritorno da Roma, il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro vengono uccisi dalla mafia.
Alle 17:58, al passaggio con la scorta per Capaci, 1000 kg di tritolo, sistemati all'interno di fustini in un cunicolo di drenaggio sotto l'autostrada, esplodono investendo in pieno il corteo di auto e uccidendo sul colpo gli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo. Un'ora e sette minuti dopo l'attentato, Giovanni Falcone muore dopo alcuni disperati tentativi di rianimazione. Francesca Morvillo, sua moglie, morirà verso le 22:00.
"Nell’anniversario della strage di capace in cui morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta - Vito Schifano, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro - il nostro pensiero va alle famiglie delle vittime di tutte le violenze mafiose e a chi ogni giorno sfida la criminalità facendo onestamente il proprio lavoro e dovere di cittadino”, afferma il Sottosegretario alla Difesa, Giulio Calvisi.
“Falcone è stato un magistrato che, fino all’ultimo, ha scelto di fare il proprio lavoro, sfidando la paura e la solitudine. Il suo impegno, il suo desiderio di giustizia implacabile ha lasciato in dote a tutti noi la responsabilità di non fare mai passi indietro sulla strada della lotta alle mafie. Ecco perché è importante l’attività di sensibilizzazione dei giovani alla cultura antimafiosa, al rispetto dei valori della legalità e delle regole che la Fondazione Falcone porta avanti da molti anni. Educare alla legalità significa far crescere dei cittadini consapevoli. Ecco perché tutti noi abbiamo il dovere, non solo oggi, di ricordare e di onorare la memoria dei servitori dello Stato che, come Falcone, hanno sacrificato la loro vita per difendere la giustizia e preservare la civile convivenza”, conclude Calvisi.