PHOTO
L'agente Emanuela Loi aveva 24 anni quando morì in via D’Amelio il 19 luglio 1992. Era nata e cresciuta a Sestu. Amava la sua terra e il suo sogno era diventare una poliziotta.
Quando arrivò a Palermo disse: “Se ho scelto di fare la poliziotta non posso tirarmi indietro. So benissimo che fare l'agente di polizia in questa città è più difficile che nelle altre, ma a me piace”.
Fu la prima donna ad entrare a far parte di una scorta assegnata ad obiettivi a rischio.
QUANDO ENTRÒ IN POLIZIA Entrò nella Polizia di Stato nel 1989 e frequentò il 119º corso presso la Scuola Allievi Agenti di Trieste. Fu trasferita a Palermo due anni dopo. Tra i diversi incarichi le furono affidati i piantonamenti a Villa Pajno a casa dell'allora parlamentare Sergio Mattarella, la scorta alla senatrice Pina Maisano (vedova di Libero Grassi) e il piantonamento del boss Francesco Madonia. Dopo la strage di Capaci, nel giugno del 1992 venne affidata al magistrato Paolo Borsellino.
Emanuela era una ragazza solare, sempre sorridente con un'aria sbarazzina e spensierata. Sognava di tornare presto nella sua Cagliari, proprio per questo aveva richiesto di essere lì trasferita. Lasciò i genitori, una sorella ed un fratello ed il fidanzato con il quale sperava presto di sposarsi. Amava molto il suo lavoro, pur essendo consapevole del pericolo che correva ogni giorno.
IL GIORNO DELLA STRAGE Il 19 luglio 1992 un ordigno posizionato da Cosa Nostra esplose in via d'Amelio, a Palermo, uccidendo il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta: Agostino Catalano, la sarda Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Appena due mesi prima, a Capaci, un attentato analogo aveva ucciso Giovanni Falcone e gli agenti che lo accompagnavano.
Una Fiat 126 imbottita con 90 chili di Semtex-H generò il finimondo sotto casa della madre del giudice siciliano. L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, che raccontò: "Borsellino e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, mentre io ero rimasto alla guida. Stavo facendo manovra per parcheggiare la vettura che si trovava alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l'inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L'onda d'urto mi ha scaraventato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c'erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto".
Emanuela quel giorno è diventata la prima donna poliziotto morta in servizio, uccisa dalla mafia.
A SESTU IN RICORDO DI EMANUELA LOI La sindaca Paola Secci: “Il 19 luglio ricorre il 31° anniversario della strage mafiosa in cui morì la nostra cara concittadina Emanuela insieme ai colleghi della scorta e al giudice Borsellino. Li ricorderemo con una Santa Messa che si terrà nella Cappella del Cimitero alle 9:30 a cui seguirà la deposizione di una corona. La nostra presenza è importante per non dimenticare chi ha dato la propria vita per combattere la mafia e l'illegalità. Noi non dimentichiamo”.