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La donna, ucraina di 55 anni, vittima della violenza sessuale consumata domenica mattina all'alba a Piacenza, sentita dagli inquirenti, avrebbe riferito di essere disperata per il fatto di essere stata riconosciuta da qualcuno nel video dell'aggressione diffuso sui social.
Intanto, il ventisettenne della Guinea, Sekou Souware, richiedente asilo, accusato dell'aggressione resta in carcere.
Souware era sbarcato in Sicilia nel gennaio del 2014. Trasferito a Trieste aveva formalizzato lì la richiesta di protezione internazionale. Il 25 aprile di quell'anno la Commissione per la protezione internazionale di Trieste aveva concesso allo straniero un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il 28 luglio aveva presentato la stessa richiesta all'ufficio immigrazione della questura di Reggio Emilia e l'aveva rinnovata nel 2015 e nel 2017. Il 7 maggio del 2019 aveva richiesto nuovamente il documento ma non l'aveva ritirato. Si arriva così al 12 aprile di quest'anno, quando il 27enne reitera l'istanza di protezione internazionale e contestualmente la questura di Reggio Emilia gli rilascia un permesso di soggiorno umanitario come richiedente asilo con scadenza il prossimo 20 ottobre. Nel frattempo, però, il 20 giugno giunge la decisione della Commissione di Trieste di non riconoscergli la protezione internazionale.
L'arrestato ha fornito una sua versione dei fatti davanti al giudice. Avrebbe detto di non aver avuto alcuna volontà di fare del male alla donna, ma di essersi avvicinato per soccorrerla, pensando che stesse male e respingendo dunque le accuse. Ha detto anche di non essere a conoscenza di un video dell'episodio, filmato che nelle ultime ore ha scatenato polemiche politiche. Il giovane, che risiede a Reggio Emilia, ha riferito di aver passato la notte tra sabato e domenica in una discoteca.
Il video dello stupro è stato rimosso da Facebook, Instagram e Twitter perché viola le loro regole.