PHOTO
Richiamo della commissione Pari opportunità e del sindacato dei giornalisti del servizio pubblico per Nunzia De Girolamo.
La conduttrice, lo scorso 31 ottobre, in una puntata di “Avanti Popolo” in onda su Rai 3, ha invitato in studio e intervistato la ragazza sopravvissuta allo stupro di gruppo di Palermo, che per la prima volta ha parlato in tv a volto scoperto. L’intervista si era conclusa con un abbraccio tra le due che aveva commosso tutti nonostante alcuni tratti della conversazione abbiano fatto raggelare il sangue, come la lettura dei messaggi degli aguzzini o i commenti dei cittadini nei confronti della ragazza. L’accusa è che la violenza si sia trasforma in spettacolo in diretta tv e che la violenza di genere sia diventata “pornografia del dolore”.
Come informa La Stampa, quasi 300 tra giornaliste, intellettuali, scrittrici, attiviste, survivor e portavoce di spazi politici di tutta Italia che, dopo il richiamo della commissione Pari opportunità e del sindacato dei giornalisti del servizio pubblico, hanno firmato una lettera indirizzata alla presidente Rai Marinella Soldi e ad Agcom.
“Riteniamo che la modalità di intervista incalzante nei confronti della sopravvissuta e la conduzione adottate da De Girolamo rappresentino un esempio inaccettabile di pornografia del dolore – si legge –. Ci troviamo quindi a constatare che, ancora una volta, su una rete del servizio pubblico la violenza di genere è stata declinata a tema da salotto e opinione, ignorando le policy di genere approvate dal CdA Rai, le linee guida del Manifesto di Venezia e del contratto giornalistico, nonché le voci di associazioni, movimenti e sopravvissute”.
La richiesta è quindi che “i vertici dell’azienda - in vista del 25 Novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne - prendano posizione sull’accaduto e si assumano la responsabilità di una gestione dell’informazione e del servizio pubblico adeguata al ruolo informativo, culturale e sociale della Rai”.
LA REPLICA DELLA CONDUTTRICE
"Ho incontrato Asia qualche giorno prima della nostra intervista. Ore ed ore a cuore aperto, tra emozioni e dolore, sorrisi e paure - ha scritto attraverso il proprio profilo Instagram, come informa Ansa, Nunzia De Girolamo - È così che mi ha raccontato la sua difficile vita. Gli abusi, le mancanze, le sfortune, le violenze, la fragilità, ma anche la forza di non arrendersi".
"Molte cose sono rimaste in quella stanza. Ed anche se lei me lo avesse chiesto, non le avrei mai rese pubbliche - ha detto la conduttrice - Quando io ed Asia abbiamo definito i limiti della nostra chiacchierata, abbiamo condiviso tutto ciò che avremmo detto".
"Tutto Anche i messaggi che, privatamente, aveva ricevuto sui suoi canali social e che abbiamo deciso di leggere. Era il suo modo coraggioso per sfidare il dolore ed il pregiudizio. Per dire basta. Dopo la nostra intervista Asia ha ricevuto tanta solidarietà. Proposte di lavoro, ospitalità ed i suoi social hanno cambiato direzione".
"Sono felice per lei. Felice di aver fatto il mio dovere di donna e di essere umano. E di avere ancora contatti con lei per tentare di aiutarla. Sono stupita da questo maschilismo latente, che induce alcune donne a dire ad una vittima di non parlare, di non metterci la faccia e addirittura di nascondersi. Come se Asia si dovesse vergognare - prosegue -. Lei, che è la vittima! Come si può giudicare la volontà di liberarsi, anche pubblicamente, di un peso enorme? Quando Asia ha fatto le sue dirette sui social minacciando di farsi del male, nessuno si è preoccupato o si è adoperato per costruire gruppi di intellettuali a difesa e sostegno di questa ragazza? Siamo al solito pregiudizio di donne che odiano le donne? Che parlano dal comodo salotto di casa, senza sapere assolutamente nulla di Asia e senza aver messo piede mai nemmeno nella sua Palermo? Ed è questo il modo di difendere le donne, facendo dilagare altra cultura di odio e violenza? Mi dispiace constatare che state spostando il bersaglio dimenticando che il vero nemico da abbattere è lo stupratore, la cultura ancora maschilista di questo paese. Contro questo, le donne, noi donne, dovremmo essere unite sempre...".