Si chiamavano Giuseppe Cicciù, 51 anni, di Reggio Calabria, e Mario Di Cuonzo, 59 anni, originario di Capua, Caserta, i due macchinisti deceduti questa mattina alle 5:35 nel disastro ferroviario.

I corpi sarebbero stati stati sbalzati a 500 metri dal luogo in cui è finita la corsa del treno.

Le vittime si trovavano nella motrice del treno che all'altezza di uno scambio, secondo una prima ricostruzione, è uscito completamente dalla sede finendo la sua corsa contro un deposito delle ferrovie, mentre il resto del treno continuava la sua corsa su un altro binario.

Al momento dell'incidente il treno andava a 290 km/h, alla massima velocità prevista, e a bordo c'erano 28 passeggeri in tutto, oltre al personale di Trenitalia.

I feriti sono due codici gialli e 25 codici verdi. Il più grave ha una gamba fratturata.

Il treno dell’alta velocità Frecciarossa era partito da Milano alle 5:10 e si dirigeva verso Salerno. È deragliato all’altezza di Ospedaletto Lodigiano (Lodi) lungo la linea Milano-Bologna.

Il Corriere della Sera riporta le parole del segretario regionale del sindacato di categoria, Giovanni Abimelech: “Giuseppe Cicciù alle ultime elezioni per le rappresentanze sindacali non si era ricandidato, anche se a malincuore, perché si era risposato da poco e aveva avuto una bambina. Ma lo vedevamo spesso, qui, o nelle nostre sedi alla stazione Garibaldi e in Centrale. Sapeva sulla propria pelle quanto possano essere pesanti certi orari di lavoro per un macchinista e quanto sia delicato questo aspetto per la sicurezza di tutti, oltre che per la salute dei lavoratori stessi”.

I colleghi e i dirigenti sindacali ricordano il macchinista come “un amicone, uno allegro e che portava buonumore”.