Ha deciso di rinunciare alla specializzazione in Medicina per tornare a lavorare, perché “I 1600 euro della borsa di studio sono troppo pochi ed è impossibile mantenersi a Milano”. Come hanno riportato Leggo e altre testate italiane, la vicenda che ha come protagonista la neo laureata in Medicina Federica Bennardo, ha fatto molto discutere, accendendo non poche polemiche sul web.

La giovane ha scritto un lungo post su Instagram, ma è anche scesa in piazza a Roma con i colleghi medici per chiedere più diritti per la propria categoria. Una legge del 99 ci impedisce di vivere dignitosamente, come un medico dovrebbe meritarsi, perché abbiamo studiato, siamo capaci, eroghiamo un servizio pubblico necessario”, ha scritto la neo dottoressa. Il suo obiettivo, ha spiegato, è che vengano adeguate le borse di studio dei medici specializzandi a quelle dei colleghi europei.

In tantissimi le hanno dato ragione, ma c'è anche chi l’ha “bacchettata”, tra cui la ginecologa Monica Calcagni, molto conosciuta e seguitissima sui social: “La specializzazione si fa per imparare la professione, non per i soldi”, ha scritto Calcagni.

"Ho studiato da fuori sede a Roma (altra città molto cara) anche io e in specializzazione prendevo una borsa di studio di 900 euro mensili – ha spiegato la ginecologa - Per arrotondare facevo le sostituzioni di medicina generale, mi alzavo presto e andavo a fare i prelievi, facevo il medico alle manifestazioni sportive e ho lavorato in ambulanza, le mie vacanze erano come medico in villaggi turistici o centri estivi. Tutto per 5 anni pur di studiare!”.

"In media dormivo 4 ore a notte (quando non avevo il turno di notte). Per giorni interi non tornavo a casa tra turni in ospedale e lavoretti extra – ha proseguito Calcagni - E non sono l'unica ad averlo fatto! Se la collega rinuncia alla specializzazione forse non è così convinta. Con la libera professione si guadagna di più ma io volevo fare la ginecologa e mi sono sacrificata per questo! Oggi i colleghi in specializzazione hanno un trattamento economico che noi sognavamo. Lavoravamo in ospedale come specializzandi anche 60 ore settimanali ma lo facevamo per imparare la professione e non per i soldi!”, ha concluso la ginecologa.