“Ho ucciso Giulia perché non voleva tornare con me, privavo rabbia, risentimento, non so”. Sono molto forti e pronunciate tra le lacrime quelle di Filippo Turetta, oggi in aula della corte d’Assise a Venezia durante l’interrogatorio.

“Ho fatto molti pensieri, c’era sempre l’insicurezza”, ha detto il giovane, reo confesso dell’omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin, morta a causa di 75 coltellate, avvenuto l’11 novembre dello scorso anno. Il 21enne ha ammesso la premeditazione, già contestata dalla procura, e di aver detto “una serie di bugie” durante il primo interrogatorio.

Turetta ha ammesso di aver stilato una “lista delle cose da fare” nei giorni precedenti al delitto, tra cui il prelievo del contante dal bancomat e lo studio online su come far perdere le proprie tracce in auto. Anche lo scotch e i coltelli, che durante il primo interrogatorio Turetta aveva collegato a manifesti e il pensiero del suicidio, facevano quindi parte di quel piano.

Il giovane ha portato in aula 40 pagine di memorie che ha scritto, “Ho pensato di rapire Giulia e di toglierle la vita, ero confuso, volevo stare ancora assieme a lei, ero arrabbiato, era un bruttissimo periodo”, sono state tra le prime frasi che ha pronunciato in aula, dove, tra il dolore e lo sgomento, era presente anche Gino Cecchettin, papà di Giulia.

“Il momento più doloroso è stato sapere cosa ha attraversato mia figlia negli ultimi momenti della sua vita, ma il punto è che abbiamo capito chi è Filippo Turetta”, ha detto Gino Cecchettin ai giornalisti.