E' stato convalidato il fermo, con la custodia cautelare in carcere, per Massimo Mulas, il 45enne di origini sarde (da parte del padre) accusato di aver aggredito e violentato giovedì scorso a Mestre una ragazzina di 11 anni che aveva seguito per strada all'uscita dalla palestra. Mulas resta rinchiuso nel carcere di Venezia, dove oggi si è presentato all'interrogatorio di garanzia con il gip. L'uomo si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Molti gli elementi indiziari raccolti dai Carabinieri a suo carico. L'uomo era stato rintracciato a Mestre la sera stessa dei fatti, sulla base di un fermo di polizia disposto dal pm Anna Andreatta. Nella fuga dalla casa dell'undicenne aveva perso il portafogli, con i documenti di identità. Un episodio sconvolgente, ma forse neanche troppo riavvolgendo il nastro e analizzando a ritroso i precedenti. Quello avvenuto tre giorni fa sarebbe infatti soltanto l'ultimo di una serie di atti osceni che in passato hanno visto protagonista lo stesso uomo che oggi è stato interrogato dagli investigatori per far chiarezza sull'aggressione sessuale avvenuta nei confronti della giovanissima vittima.

L'episodio

La malcapitata era sulla via del ritorno a casa, mentre l'uomo alle sue spalle l'avrebbe seguita, silenzioso, fino al portone. La ragazzina era al telefono con una sua amica e, quando ha girato la chiave per aprire la porta del palazzo in cui abitava, si sarebbe vista improvvisamente spingere dall'aguzzino che si sarebbe introdotto nell'androne della palazzina, mentre la compagna era ancora in linea. Una telefonata provvidenziale, perché dall'altra parte del telefono la giovane interlocutrice si è subito resa conto che qualcosa non andava, che l'amica era in pericolo. Dalle risate della conversazione telefonica si è passati alle grida di terrore, che fortunatamente hanno attirato alcuni passanti e messo in fuga l'aggressore. Sono bastate poche ore affinché gli investigatori rintracciassero il presunto violentatore.

Una scia di crimini

Un passato fatto di denunce, arresti e condanne. Come riportato dal Corriere del Veneto, era il 2006 quando Mulas venne condannato a 8 anni per tentata violenza su due studentesse nel Padovano, quando di anni ne aveva appena 27. Casi differenti, stesso modus operandi: l'uomo le avrebbe bloccate all'ingresso delle loro abitazioni (in un caso con un coltello per farsi portare dentro casa) e le avrebbe molestate. E non era la prima volta: il 45enne aveva infatti appena finito di scontare una condanna a quattro anni e mezzo, emessa nel 2002, per rapina e violenza sessuale ai danni di una turista in vacanza a Pieve di Cavalese, in Trentino.

Un altro episodio qualche anno fa a Perugia, quando nel 2015 venne accusato di violenza privata e adescamento di minori in un parco, processo concluso con una prescrizione nel 2022. Ma la scia di atti criminosi si prolunga sino alla fine degli anni Novanta: aveva 19 anni quando, nel 1998, avrebbe mozzato la testa a un cane facendola trovare a una ragazza in un fustino di detersivo insieme a una lettera estorsiva, tramite cui chiedeva 300mila lire e con la quale minacciava, altrimenti, di farle fare la stessa fine dell’animale. Recentissime, infine, le indagini ancora in corso su un episodio simile a quello di Mestre, avvenuto in provincia di Cuneo.

Dopo anni di vicende giudiziarie aveva fatto ritorno in Sardegna, a Tempio Pausania, dove avrebbe residenza insieme alla madre, durante il periodo Covid, prima di ripartire alla volta del Veneto.

Parla l'avvocato: "Era seguito dai servizi sociali"

A difesa di Mulas l’avvocato Ignazio Ballai del foro di Cagliari, che lo aveva seguito in alcuni processi passati: "Era stato seguito per un periodo dai servizi sociali - ricorda il legale -, poi è partito. È stato a Perugia, a Torino, e poi ora in Veneto. Non sapevo fosse a Venezia". Prima dell’interrogatorio di convalida del fermo di fronte al gip Alberto Scaramuzza, avvenuto questo pomeriggio, Ballai aveva anticipato: "Il mio cliente - anticipa Ballai - si avvarrà della facoltà di non rispondere. Quando vedrò le carte, valuterò la strategia difensiva".

Ombre, inquietudini e una domanda: "Come è possibile?"

A Mestre l'ultima, agghiacciante, aggressione e l'ombra di una strategia premeditata: gli inquirenti starebbero infatti lavorando anche sull'ipotesi che l'undicenne fosse stata pedinata per alcuni giorni dall'uomo, prima dell'aggressione finale. Una notizia accolta con rabbia, sgomento e frustrazione dalla comunità di Mestre e non solo, testimoniato dalle parole del patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, che ha così commentato l'episodio, ieri, durante la celebrazione della Domenica delle Palme: "Come è stato possibile quanto accaduto? Se consideriamo i precedenti di chi è accusato di tale nefandezza sembra non esserci risposta", riflette.

"Una bambina di soli 11 anni si è trovata di fronte alla persona sbagliata, incontrandola per caso, come poteva accadere a una qualsiasi coetanea - commenta Moraglia-. [...] Esprimo la mia vicinanza e solidarietà, umana e cristiana, alla piccola vittima e alla sua famiglia e volentieri sono disponibile a un incontro personale". Per il patriarca "deve diventare impegno di tutti. In famiglia, a scuola, nella città. La pena per chi compie atti di questa gravità deve mirare alla rieducazione e prevedere un concreto percorso per evitare il ripetersi degli stessi fatti, considerando le sofferenze che vengono inflitte".

Salvini: "Castrazione chimica com già fanno altri"

Per il ministro dei Trasporti e leader della Lega Matteo Salvini non ci sono dubbi: "Castrazione chimica per pedofili e stupratori: problema risolto, come peraltro già fanno altri Paesi europei. E non capisco perché solo la Lega - e pochissimi altri - porti avanti questa battaglia di civiltà".

Gli fa eco Alex Bazzaro, capogruppo leghista al consiglio comunale di Venezia: "Vent’anni fa lo stupratore di Mestre di una bambina di 11 anni, aveva sequestrato e violentato una ragazza. Fosse stato castrato e fosse rimasto in carcere a vita, oggi una bimba non avrebbe vissuto l’orrore. Mi fermo qui, o scrivo di peggio".

Zaia: "Quest'ennesimo atto richiede stop definitivo"

"Con le dinamiche del caso che sembrano ben delineate, di fronte a quanto avvenuto la sera di giovedì scorso a Mestre non può che esserci spazio per una grande indignazione oltre che per una profonda riflessione da cui tutta la società non si può esimere". Così interviene il presidente del Veneto, Luca Zaia. "Come è possibile, infatti - si domanda il governatore -, che un individuo con precedenti specifici da far rabbrividire possa proseguire a macchiarsi di uno dei peggiori crimini concepibili, pedinando, braccando e violentando una ragazzina. Come può continuare a reiterare uno dei comportamenti criminali tra i più odiosi, agevolato dall’essere privo di qualsiasi strumento di controllo?".

"Se fino ad oggi, dopo i gravi episodi che gli vengono attribuiti in passato, ha riacquistato la libertà di tornare a delinquere, questa nuova azione richiede uno stop definitivo; chi compie simili azioni criminali deve scontare una pena adeguatamente dura ed essere messo nelle condizioni di non reiterare reati così gravi - afferma -. Esprimo tutta la solidarietà possibile alla bambina e ai suoi familiari".

"Aggiungo la mia vicinanza e anche un sentimento d’ammirazione per essere riuscita in una simile situazione ad avere la capacità di allertare un’amica. Un ringraziamento va anche ai Carabinieri che hanno tempestivamente catturato l’accusato, dimostrando come tutte le Forze dell’ordine siano un costante presidio di legalità e professionalità, anche fuori servizio", conclude Zaia.