Le misure restrettive adottate per frenare il contagio da coronavirus hanno intrappolato molte donne, che hanno dovuto convivere tra le mura domestiche con uomini aggressivi.

In 9 settimane sono 11 i femminicidi registrati, si chiamavano Susy (8 maggio), Marisa (5 maggio), Alessandra (19 aprile), Maria Angela (16 aprile), Viviana (6 aprile), Gina (2 aprile), Lorena (31 marzo), Rossella (19 marzo), Bruna (13 marzo), Barbara (10 marzo), Larisa (4 marzo).

È Amnesty International Italia a pubblicarne i nomi e a sottolineare: “non sono morte a causa del coronavirus o in quelli che qualcuno ha definito ‘drammi da convivenza forzata’: sono state uccise da uomini che rifiutano l’idea che le donne possano prendere decisioni autonomamente, in particolare sulle loro relazioni”.

In Sardegna, 8 giorni fa, hanno tolto la vita a Marisa Pireddu: era di Serramanna, mamma di 51 anni. E' stata uccisa con 40 coltellate dal marito.

“Quello che abbiamo registrato negli ultimi due mesi è la conferma di quanto abbiamo sempre sostenuto: in Italia la violenza di genere e il femminicidio sono fenomeni strutturali, non occasionali. In questo periodo hanno trovato una situazione ancora più favorevole”, precisa l'organizzazione internazionale.

“E’ necessario lavorare per cambiare una mentalità maschilista – dice ancora - che continua a sostenere una gerarchia di ruoli che vede la donna subordinata nella relazione. Ma intanto oggi, subito, chiediamo che siano adottati tutti i provvedimenti necessari per fuggire da uomini violenti, favorendo le modalità di denuncia e mettendo a disposizione luoghi sicuri per le donne che intendono denunciare la violenza e che si trovano in situazione di pericolo”.