Due profondi occhi castani su un viso bellissimo e tanta voglia di cancellare dal mondo ogni discriminazione. Questa è Anna.

“Siamo continuamente circondati da una perfezione che non esiste. Non lasciatevi mai etichettare dagli altri”. 

Le parole che pronuncia all’inizio della nostra intervista sono intrise di emozione e hanno l’energia   e la vitalità di una ragazza solare e positiva. Inutile dire che conquista subito tutta la nostra simpatia e, con il suo permesso ma in punta di piedi, entriamo nella sua vita. 

Scopriamo un mondo fatto di stereotipi, inconsapevolezza, disagi e difficoltà. Ma soprattutto, di bellezza. Una bellezza che nasce dalla forza di affrontare quei commenti stupidi e quegli sguardi incuriositi di chi, non sa nemmeno, dove stiano di casa la sensibilità e l’empatia. Anna ha solo 26 anni e una malformazione con la quale convive fin dalla nascita. È una ragazza, davvero molto bella e la sua mano “diversa” non dà e non toglie niente alla sua meravigliosa unicità. La “diversità” (tra due marcate virgolette) ha certamente influito sul modo di vedere la vita e sull’accettazione del suo corpo, ma non le ha impedito di diventare una donna forte e determinata, capace di fare scacco matto a tutte quelle barriere mentali con le quali deve avere a che fare ogni giorno. Vuole dimostrare che la “normalità “ è fatta di difetti, di ferite, di fallimenti, di delusioni e, soprattutto, di imperfezioni.

Ray Charles, Andrea Bocelli, Stephen Hawking, Pierangelo Bertoli (non dimenticheremo mai “Spunta la luna dal monte” cantata con i Tazenda) Alex Zanardi e tanti altri. Potremmo citare centinaia di persone con imperfezioni e difficoltà fisiche che hanno vissuto appieno la propria vita e, in tutti questi casi, sono riusciti a fare anche molto di più. Anna sta facendo ‘di più’. Non ama essere definita una ‘persona speciale’, ma noi che l’abbiamo intervistata sappiamo che lo è. Non possiamo pertanto fare a meno di dirle grazie, perché siamo certi che le sue parole aiuteranno chi, vittima della propria impossibilità ad accettarsi, continua a rincorrere una perfezione, lontana anni luce dalla realtà.

Ciao Anna e grazie per aver accettato di partecipare a questa intervista. Puoi parlarci un po’ di te?

“Ciao, grazie a voi. Mi presento: sono Anna ho 26 anni e vengo da Castellammare di Stabia (Napoli). Sono nata con una malformazione congenita alla mano sinistra e, per questo, ho sofferto quasi tutta la mia vita. Mi sono sempre “nascosta”. Nascondevo la mia mano ‘diversa’ perché per me rappresentava un disagio. 

Ciononostante, ho sempre cercato di darmi da fare per dimostrare a me stessa e agli altri che potevo farcela. Infatti, oggi gestisco due Bed and Breakfast che, sono in parte della mia famiglia. 

Mi occupo del lato amministrativo e contabile e lavoro anche alla reception. Sono social media manager, mi dedico alla gestione dei profili social di entrambi i B&B e curo l’aspetto grafico, quello dei contenuti e della pubblicità. Il mondo digital mi appassiona molto e, a breve, conseguirò la Laurea in Culture Digitali e della Comunicazione”.

Com’è stato affrontare il tuo disagio in adolescenza?

“Non è stato per niente facile, neanche da piccola perché alle tante domande che mi ponevano non sapevo neanche rispondere essendo una bambina. Piangevo perché mi sentivo diversa e con il tempo questa sensazione, dentro di me, si amplificava. Sono dovuta crescere in fretta per imparare a difendermi, ho provato ad essere forte nonostante le mie fragilità. Mi sono sempre sentita “anormale” a volte anche sbagliata e mai abbastanza. Confrontarsi con una società che ti propone dei canoni di bellezza standardizzati e perfetti non è semplice, il mio complesso di inferiorità nei confronti degli atri mi attanagliava ed è proprio per questo che ho cercato di controllare tutto, di essere una perfezionista, solo per dimostrare a chi mi faceva sentire sbagliata chi ero veramente. Dovevo e potevo andare anche oltre i miei limiti!”

Perché le persone hanno così tante difficoltà ad accogliere le diversità, anche quelle che appartengono alla maggioranza cosiddetta “normale”?

“Perché siamo circondati costantemente da una società perfetta, basata sull’immagine, sull’apparenza e su una finta e ostentata perfezione. Per questo, tutto ciò che non è perfetto o non omologato a quello che siamo abituati a vedere “di solito” è considerato sbagliato. È tutto ‘un come dovremmo essere’ e non ‘un come siamo’.                

Le persone vivono in superficie, c’è una costante sfida a chi ha la vita più bella, più perfetta, ma nella vita reale siamo tutti esseri umani imperfetti che, a volte, commettono errori e hanno difetti. Basterebbe semplicemente accettarlo. Basterebbe soltanto essere veri. Anche perché ognuno di noi è diverso, se fossimo tutti uguali, perfetti e ‘normali’, che senso avrebbe?!”

Nessun senso e sarebbe noiosissimo! Ma cos’è poi la “normalità?

“In realtà è una cosa che mi sono sempre chiesta”.

Chi decide cosa è normale e cosa no? Chi decide cosa è bello e cosa è brutto? Chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato? “Io penso che la normalità non possa essere definita in base a determinati canoni. Ci sono semplicemente PERSONE, tutte diverse tra loro. Questa per me è la normalità. La normalità è fatta di diversità! Le cose che considero anormali sono la cattiveria, l’insensibilità, la mancanza di rispetto, di tatto e di delicatezza. Bisogna avere il senso di umanità che spesso manca ed è quello che mi spaventa di più! Per me la gentilezza è alla base di tutto. Se non condivido un pensiero o non conosco qualcosa o qualcuno, io non giudico mai e scelgo sempre di essere gentile. Non possiamo sapere che battaglia sta combattendo la persona che abbiamo di fronte. Dovremmo solo avere il coraggio di andare oltre l’apparenza”.

Quindi, negli anni, non è cambiato l’atteggiamento della gente nei confronti delle disabilità o diversità in generale?

“Io credo che, ad oggi, rispetto al passato si conoscano sicuramente molti più aspetti della disabilità o delle diversità. Tuttavia, c’è ancora tanta disinformazione e, soprattutto ignoranza, anche se forse negli ultimi anni, grazie ai social, c’è più sensibilizzazione sull’argomento. E ne sono felice! Nel mio piccolo sto dando anch’io il mio contributo. Comunque, ci sono e ci saranno sempre le persone che non capiscono, quelle insensibili e cattive non solo nei confronti dei disabili, ma di qualsiasi altra persona. Si pensa che la disabilità sia un qualcosa lontano da noi, in realtà è parte della vita di molte persone”.

Quali sono i sogni di Anna?

“Ho molti sogni e amo fare molte cose. Ho parecchie passioni tra cui il makeup, il canto, la moda, le foto. E le coltivo tutte o comunque, ci provo. Sui miei social condivido la mia storia, i miei pensieri e i miei desideri. Ho tanti sogni quindi, ma per me, l’importante è fare quello che amo. Sempre! 

Sicuramente mi piacerebbe continuare a lavorare nel campo della comunicazione che è quello che sto studiando però non voglio limitarmi, voglio aprirmi a tutto ciò che la vita ha da offrirmi! A parte la realizzazione professionale che, per me è fondamentale, un giorno sogno anche di avere una famiglia tutta mia, improntata alla gentilezza e all’amore e basata sui saldi e sani valori con i quali sono stata cresciuta io”.

C’è ‘un sassolino nella scarpa’ che vorresti toglierti?

“In realtà si, ma ho deciso di non dare importanza e valore alle cose negative.

Desidero concentrarmi su di me, sulla mia forza e sull’essere positiva. Non ho più tempo da sprecare e da perdere con ciò per cui non ne vale la pena. I sassolini me li sto togliendo, semplicemente andando avanti per la mia strada e continuerò a togliermeli con il tempo, prendendomi le mie soddisfazioni”.

Un progetto di vita che hai in mente da un po’ e vorresti realizzare al più presto?

“Vorrei un giorno avere sicuramente qualcosa di mio. Creato, ideato e seguito da me che però trasmetta un messaggio importante, un po’ come sto cercando di fare con i miei video sui social. Mi piacerebbe essere un esempio per tante persone che non riescono ad amarsi e ad accettarsi.  Vorrei essere fonte d’ispirazione e trasmettere sempre forza e positività. Vorrei, inoltre, essere ricordata per qualcosa di importante e significativo”.

Quando ti sei sentita davvero sola?

“Qualche anno fa, tra il 2018 e il 2019 è stato un periodo molto duro e difficile per me”.

Perché?

“Mi sono sentita davvero sola quando mi sono resa conto di essere circondata da alcune persone che non mi facevano bene, non mi sentivo apprezzata, voluta, amata. Mi facevano sentire limitata quando, in realtà, non lo ero affatto. Da quando mi sono allontanata da tutto questo, ho iniziato a trattarmi bene, ad essere la mia priorità e a darmi il valore che merito. Ho iniziato a fare un grande lavoro su me stessa e sono riuscita a comprendere che, io non sono la mia mano, ma la mia mano fa parte di me. Da questa consapevolezza è stato tutto un susseguirsi di cose belle, ho incontrato tante persone che mi hanno accompagnata nel mio percorso interiore e mi hanno compresa, capita e valorizzata facendomi sentire apprezzata e non giudicata”.

Quale consiglio daresti a chi ha difficoltà ad affrontare le proprie insicurezze e si lascia intimidire da uno sguardo cattivo o da un commento fuori luogo?

“Quello che posso consigliare e che anch’io ho capito nel tempo è: la persona più importante della nostra vita siamo noi stessi, perciò dobbiamo amarci, valorizzarci e rispettarci. Il valore che ci attribuiamo è quello che ci daranno anche gli altri. Le persone parlano e parleranno sempre, ma decidiamo noi a chi e a cosa dare importanza. Il potere di farci sentire sbagliati non dobbiamo darlo a nessuno. Ognuno può avere il proprio pensiero, ma è il nostro quello che conta. Bisogna fregarsene e non dare peso a chi non capisce. Se si è insicuri è necessario lavorare su di sé per migliorarsi e capire che noi siamo noi. Con i nostri pregi e difetti, ma siamo noi. Unici e speciali. Ognuno a modo proprio”.

Un’esperienza da dimenticare e una da portare nel cuore per sempre?

“Non dimenticherei nulla perché tutto ciò che ho vissuto, anche le cose brutte (anzi soprattutto quelle) mi hanno insegnato tanto e mi hanno fatto diventare la persona che sono oggi. Senza non sarei io. Quello che porterò nel cuore per sempre sono i momenti con mio nonno che non c’è più.  Lui mi faceva sentire una principessa, ero la sua preferita. Sempre nel mio cuore anche i viaggi, che sono la cosa più bella della vita. Proprio durante un viaggio, nel 2019, ho capito che la mia priorità dovevo essere io e da quel momento ho fatto di tutto per far sì che fosse sempre così. Nonostante la mia tendenza all’altruismo, sto cercando di mettere (quasi sempre) me stessa al primo posto”.

Se la tua mano “diversa” potesse ascoltarti le diresti che…

“Le direi che va bene così com'è, che è tanto forte, che non è sbagliata, che lei vale, che è abbastanza e che anche se non è perfetta è la mia mano. Le chiederei scusa per averla nascosta e per essermi vergognata di lei alcune volte, per paura di essere giudicata. Le direi: “Sono una persona forte, anche se allo stesso tempo fragile, solo grazie a te. La sensibilità che mi hai donato è un dono meraviglioso, ma l’ho capito solo oggi. Senza di te non sarei io, non sarei ANNA”.