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In Sardegna si muore per tumori, malattie cardiovascolari e respiratorie, ma preoccupano i dati della mortalità nelle zone ad alto inquinamento e la mancanza di screening e prevenzione negli anni della pandemia.
Sono alcune delle considerazioni emerse dallo studio dal titolo "La mortalità in Sardegna nel periodo 2012 2017", condotto dai medici per l'ambiente dell'Isde Sardegna, presentato a Cagliari dal presidente dell'Isde regionale Domenico Scanu, Claudia Zuncheddu, presidente territoriale Cagliari, Antonello Russo, ricercatore in Epidemiologia e Cristina Mangia, fisica ambientale dell'istituto di Scienze dell'atmosfera e del clima -Isac Cnr.
Un corposo lavoro di 315 pagine, con il quale l'Isde di pone l'obiettivo di fornire un'analisi dettagliata della mortalità, condotta per cause di decesso sia nell'intera regione che nei territori, per fasce di età e per l'analisi dei distretti delle Assl locali, partendo dai dati Istat. "Abbiamo preso in considerazione i comuni all'interno delle aree potenzialmente idonee al deposito dei rifiuti radioattivi, per i comuni ricadenti nei Siti di Interesse Nazionale (Sin) ai fini della bonifica, per i Comuni oltre i diecimila residenti - ha spiegato Scanu - I risultati evidenziano una mortalità generale analoga a quella del riferimento nazionale per gli uomini e un difetto di mortalità per le donne.
Si osservano eccessi di mortalità nei maschi, per tumori, per cause esterne di traumatismo e avvelenamento, per malattie dell'apparato digerente e disturbi psichici; e nelle donne, per malattie del sistema nervoso, disturbi psichici, cause di traumatismo e avvelenamento.
Quanto ai tumori - prosegue Scanu - ci sono in entrambi i generi, eccessi di mortalità per tumori di colon-retto-ano e del pancreas; nei maschi, per tumori della prostata e del fegato, per leucemia e per tumori delle cavitaà orali-faringe, laringe ed esofago; nelle donne per tumori del seno". L'analisi evidenzia ancora eccessi di mortalità nell'isola per tumori diagnosticabili per screening e per infarto nei comuni di piccole dimensioni. "Siamo orgogliosi di aver svolto questi studi - conclude Scanu - ma auspichiamo che l'analisi possa far scaturire ulteriori approfondimenti epidemiologici e guidare le scelte di sanitaà pubblica nel dimensionamento dell'offerta dei servizi e nelle misure di prevenzione"