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“Tore Burruni è stato certamente uno dei nostri migliori pugili, ma è stato anche un uomo straordinario, un campione di modestia come pochi, un esempio e una lezione per tanti atleti che si sentono campioni senza esserlo”, raccontava Rino Tommasi in un articolo pubblicato sulla Gazzetta dello Sport il primo aprile 2004, due giorni dopo la morte del campione.
E proprio in quello stesso articolo il giornalista ricordava quel 23 aprile 1965, quando il piccolo, solo di statura, 159 centimetri, grande uomo algherese diventò campione del mondo. Burruni aveva 32 anni e alle spalle nove stagioni professionistiche con due titoli, italiano e europeo. “Era successo il 23 aprile 1965 sul ring del Palazzo dello Sport di Roma, dove Burruni aveva battuto ai punti, con larghissimo vantaggio, Pone Kingpetch (campione in carica). Non era stato facile convincere il thailandese a venire in Italia. Al di là della borsa (50mila dollari, che all' epoca erano una cifra molto importante) c' erano i sospetti del suo clan, esemplificati da una damigiana d' acqua che il pugile si era portato da Bangkok, temendo di essere avvelenato. Più di 15 mila spettatori avevano assistito al trionfo di Burruni. Un giudice neutrale gli aveva assegnato 11 punti di vantaggio, quello thailandese solo 4”.
Oggi 23 aprile 2015, a 50 anni da quella storica data, tanti cittadini algheresi, ma in generale tutti gli sportivi, ricordano quel loro concittadino che portò in alto Alghero, la sua città, la Sardegna e l’Italia. A quell’uomo fiero delle proprie origini, la stessa Alghero gli è stata sempre riconoscente. Soltanto dopo un anno dalla sua morte, la strada di circonvallazione per Fertilia porta il suo nome.
Sul Corriere della Sera dell’11 aprile 2003, in occasione del suo 70esimo compleanno, Mario Gherarducci scriveva: “Steve Klaus, il leggendario allenatore che ha guidato le prime stagioni professionistiche di Burruni, diceva di lui: “È un fenomeno. Di pugili così ne ho conosciuti pochi». E Umberto Branchini, il manager che nel ' 61 ereditò da Klaus la procura di «Tore», riferiva di non essersi mai imbattuto in un pugile tanto sereno. Spesso, infatti, si addormentava tranquillo sul lettino dei massaggi, e lo fece anche quel 23 aprile ' 65 a Roma”.