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La festività di Sa die de sa Sardigna venne istituita dal Consiglio regionale della Sardegna nel 1993 col nome di “Giornata del popolo sardo” per ricordare la sommossa dei vespri sardi che il 28 aprile 1794 costrinse alla fuga da Cagliari il viceré Vincenzo Balbiano e i funzionari sabaudi. La sommossa scoppiò in seguito al rifiuto opposto da parte del Regno di Sardegna alle richieste della borghesia locale di riservare ai sardi le cariche pubbliche e istituire un Consiglio di Stato a Cagliari e un Ministero per gli affari della Sardegna a Torino. Una volta rientrata l’emergenza, alcune richieste furono accolte nel 1796.
I FATTI. L’amministrazione sabauda nell’Isola era sempre più mal tollerata dal popolo che rivendicava maggiori diritti. Sul finire del XVIII secolo, un movimento di ribellione attraversò la Sardegna mentre l’intera Europa era scossa dal fermento rivoluzionario (non solo la Francia, ma anche Irlanda, Polonia, Belgio, Ungheria, Tirolo).
Nel 1793, una flotta francese guidata dal giovane ufficiale Napoleone Bonaparte tentò di impadronirsi dell'Isola attaccando nel Cagliaritano e presso La Maddalena. I sardi si opposero strenuamente riuscendo a sventare il piano. Il successo riportato contro i francesi animò la popolazione che si aspettava un riconoscimento da parte del governo. In seguito a quegli eventi montò nell'opinione pubblica un sentimento di rivalsa nei confronti della Corona sabauda e a difesa del territorio.
I sardi chiesero che fosse loro riservata gran parte degli impieghi civili e militari e un'autonomia maggiore rispetto alle decisioni della classe dirigente locale. Il governo piemontese, profondamente diffidente rispetto a qualsiasi forma di decentramento del potere, rifiutò perentoriamente di effettuare tali concessioni, così la borghesia cagliaritana organizzò con l'aiuto della popolazione il moto insurrezionale. A far esplodere l’insurrezione fu l’ordine d'arresto disposto dal viceré nei confronti dei due capi del "partito patriottico", gli avvocati cagliaritani Vincenzo Cabras ed Efisio Pintor.
SA DIE. Il 28 aprile 1794 (data nota come sa dì de s'acciappa, "il giorno della cattura") la popolazione inferocita allontanò dalla città tutti i 514 funzionari sabaudi, compreso il viceré Balbiano, che nel mese di maggio di quell'anno furono imbarcati con la forza e cacciati via dall'isola. Quanto accaduto a Cagliari suscitò analoghe rivolte a Sassari, Alghero e nel resto dell’Isola, incluso l’entroterra. La Sardegna divenne così il primo paese europeo a promuovere una propria rivoluzione sull'esempio francese.
L’ESITO. I moti antifeudali, guidati per altri due anni dall’alto magistrato del Regno di Sardegna Giovanni Maria Angioy, furono infine fine repressi dalle forze lealiste, ingrossatesi in seguito alla stipulazione del trattato di pace sottoscritto da Napoleone e dal re di Sardegna Vittorio Amedeo III.
Giunto al termine l'esperimento rivoluzionario sardo, l'Isola rimase sotto la giurisdizione sabauda che a breve avrebbe inviato in Sardegna un nuovo viceré. Seguì un periodo di restaurazione aristocratica e monarchica culminato nella Fusione perfetta del 1847, che non riuscì a spegnere altri spontanei focolai di ribellione registratisi tra il 1802 e il 1821, fra cui la cosiddetta "congiura di Palabanda" cagliaritana del 1812 e la rivolta algherese del 1821.