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Il 4 novembre l’Italia intera celebra la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. La prima volta fu nel 1919, 12 mesi dopo l’entrata in vigore dell’armistizio tra il Regno d’Italia e l’Impero austro-ungarico firmato il 3 novembre del 1918. Tre anni più tardi il Milite Ignoto venne sepolto all’Altare della Patria a Roma, imperitura testimonianza di sacrificio estremo e lascito di valori consegnato alle future generazioni da chi ha perso la propria giovane vita.
Nei quattro anni di guerra, per l’Italia perirono oltre 650.000 uomini; 947.000 i feriti, 600.000 tra prigionieri o dispersi. I militari sardi che persero la vita furono oltre 14.000, compresi dispersi dei quali non è stato mai possibile accertarne formalmente la morte; infinito il numero dei feriti.
Ecco, in merito alle tragedie e ai lutti della Grande Guerra che sono costati alla Sardegna, le parole del Colonnello in congedo Luciano Sechi, studioso di storia militare e autore di "Dimonios", l’Inno della Brigata “Sassari”.
"Il numero di 13.602 Caduti normalmente accettato è di gran lunga inferiore alla realtà. A questo numero bisogna aggiungere le migliaia di soldati che con un pietoso eufemismo sono considerati " dispersi" e i feriti gravi che fecero ritorno ai loro luoghi di residenza completamente inabili al lavoro. Altra piaga furono i soldati che pur non essendo feriti o menomati visivamente nel fisico rientrarono con gravissime turbe psichiche rimanendo a carico delle povere famiglie o delle comunità di appartenenza".
Il colonnello Sechi rievoca anche la figura del Milite Ignoto, attraverso un breve quanto importante racconto: "Era il 29 ottobre del 1921 quando Maria Bergamas, madre del Ten Antonio Bergamas del 137° Reggimento fanteria, Caduto nel 1916 sul Monte Cimone, nella Basilica di Aquileia scelse colui che doveva rappresentare i soldati d’Italia Caduti. Sorretta da quattro Med.d'Oro si inginocchiò dopo aver emesso un grido straziante davanti alla seconda bara. Anche in quell'occasione la Sardegna era presente. Infatti, solo pochi sanno che all'ingresso del Re fu suonata la Marcia Reale e l'incedere nella navata di quella Madre scandito dalle note dell'Inno del Piave suonato dalla Musica (Banda) della Brigata "Sassari".
Domani mattina a Borutta, come in tutto il Paese, saranno resi gli Onori ai nostri Caduti. La cerimonia avrà inizio intorno alle 11:30. Oltre al Sindaco Silvano Arru e ad altre delegazioni, sarà presente la Medaglia d’Argento al Valore dell’Esercito Gian Marco Carboni, già S. Tenente medico della Brigata “Sassari”, in servizio a Nassiriya, in forza alla stessa Brigata, in occasione della strage del 12 novembre 2003 che provocò la morte di 19 militari italiani.
La Medaglia d’Argento al Valore dell’Esercito fu conferita a Gian Marco Carboni il 13/04/2006. Ecco la motivazione:
“Ufficiale medico effettivo al 151° Reggimento fanteria «Sassari» nel corso dell'operazione «Antica Babilonia» in Iraq, profondeva tutte le migliori energie per assicurare in ogni circostanza il completo assolvimento dei compiti affidatigli e svolgeva con instancabile partecipazione e con straordinaria professionalità tutte le operazioni svolte nel teatro operativo. In particolare, chiamato a prestare urgente soccorso ai feriti nell'attentato del 12 novembre 2003, interveniva prontamente con elevato coraggio e sprezzo della propria incolumità nonostante la situazione di pericolo concreto per l'esplosione di colpi d'arma da fuoco provenienti dalla riservetta munizioni. Nel corso delle attività estraeva un ferito da un veicolo coinvolto nell'esplosione e lo caricava sull'ambulanza per trasportarlo all'ospedale da campo del contingente italiano. Di ritorno dall'ospedale, con spiccato senso del dovere e grande spirito di solidarietà si adoperava per il successivo trasporto di altri due feriti, che versavano in gravi condizioni, alla struttura ospedaliera americana. Con il suo intervento tempestivo ed efficace, coordinando con eccezionali capacità la squadra operativa sotto il suo comando, assicurava un primo e vitale supporto al personale coinvolto e agevolava il lavoro dei colleghi delle strutture ospedaliere. Fulgida figura di ufficiale, votato all'istituzione, che, con la sua instancabile e preziosa opera, ha contribuito a dare lustro e decoro all'Esercito italiano e alla Nazione”.