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Sarà un susseguirsi di mostre, incontri, spettacoli, convegni, laboratori, un Paese-Museo in festa che tra l’altro celebra le impronte incise dal suo più celebre cittadino, lo scultore e artista eclettico Pinuccio Sciola, scomparso prematuramente appena due anni fa. Lo ha annunciato il sindaco Enrico Collu (nella foto, in basso a sinistra), che con la sinergia di associazioni e gruppi locali e degli stessi cittadini, si darà vita ad un percorso instancabile e entusiasta di cultura, arte e valorizzazione delle peculiarità del territorio.
Nel 1968 San Sperate si presentava come uno dei tanti centri agricoli del campidano, caratterizzato da un’architettura semplice, dominata dalla terra. In ladiri erano le abitazioni del centro storico, in terra battuta le strade. Lo spazio pubblico, dunque, era sostanzialmente monocromo: il marrone della terra era il colore dominante, contrastato dall'azzurro del cielo e dal verde della vegetazione. Lo spazio privato con la tipica tipologia della casa campidanese, chiusa in se stessa, definiva un elemento architettonico fondamentale, il muro. Elemento ad un tempo di separazione e comunicazione tra spazio pubblico e spazio privato.
Fu un giovane artista locale, con un’intuizione che si rivelerà geniale, a reinventare lo spazio architettonico con il candore dei muri dipinti di bianco. Pinuccio Sciola, così, legò indissolubilmente una storia personale, ad una storia collettiva, quella della sua comunità. Al tempo appena ventiseienne, Sciola alternava periodi di permanenza nel suo paese a viaggi di studio attraverso l'Europa per frequentare importanti accademie d'arte. Ad ogni rientro in Sardegna il gap culturale tra lui ed i suoi amici cresceva, conducendolo ad un bivio: lasciare il suo paese per andare incontro ad un mondo ricco di stimoli creativi o lavorare affinché quel mondo potesse entrare a far parte del suo paese.
Scelse la strada più difficile e aprì il borgo natio al fermento culturale mondiale, supportato entusiasticamente da una gioventù motivata e illuminata, che nel giugno del 1968 trasformò un paese di terra in un paese dai muri bianchi, muri che si apprestavano a divenire un nuovo ambito progettuale.
Per “portare il mondo a San Sperate” non erano certo sufficienti i muri bianchi, ma il dare la calce aveva permesso di plasmare una base sociale (una comunità aperta al cambiamento ed alla novità) ed una base architettonica (muri bianchi sui quali scrivere una nuova storia). Così, guidati da Pinuccio Sciola, giovani e bambini di San Sperate iniziarono a disegnare sui muri del paese e con loro tantissimi artisti provenienti da ogni parte del mondo. Il muro, da elemento di separazione tra spazio pubblico e spazio privato, nel 1968 si trasformava in elemento di unione, un supporto alla partecipazione sociale di una comunità capace di ricostruire la propria identità e di aprirsi a realtà culturali esterne.
Da quel momento il Paese Museo, così ribattezzato, è diventato un forte richiamo per artisti di tutto il mondo, che ogni anno lavorano per le strade di San Sperate.
Nei primi anni 2000 Pinuccio Sciola ha sentito l’esigenza di dare nuovo slancio alle attività culturali del Paese Museo, per cui - circondatosi di artisti, intellettuali e creativi - ha dato vita alla manifestazione Noarte che nel giro di pochi anni avrebbe consolidato in associazione. Nel 2008 grazie alla ricorrenza dei “quarant’anni di muralismo” Noarte Paese Museo ha assunto il ruolo di fucina creativa in cui le utopiche idee del suo Direttore Artistico potevano essere trasformate in progetti realizzabili, attraverso un continuo e quotidiano processo di contaminazione e ispirazione reciproca. Il caso e l’improvvisazione hanno lasciato spazio alla progettazione (più consona ai tempi) ed i legami internazionali sono stati intensificati grazie al coinvolgimento di numerosissime Accademie d’Arte estere. Così a cinquant'anni di distanza, quello slancio creativo nato nel 1968 non si è ancora fermato e i frutti di quella straordinaria stagione non si riducono ai soli murales - che pure, ancor oggi, incantano i visitatori provenienti da tutto il mondo - ma sono un nuovo modo di concepire il rapporto tra spazio e comunità, un patrimonio immateriale di conoscenze e abilità condivise e traducibili in azioni di partecipazione ed apertura verso il mondo esterno: il colore è passato dai muri alle strade, le produzioni non più solo pittoriche sono passate alla multimedialità, il paese si è trasformato in un laboratorio internazionale a cielo aperto in cui le uniche “regole” sono il lavorare nello spazio pubblico con il coinvolgimento della comunità.
Nel cinquantesimo dalla nascita del fenomeno muralistico speratino, nell’ottica di una celebrazione che abbia il sapore autentico della continuazione pur nel solco dell’innovazione, l’Amministrazione Comunale ha dichiarato l’intero 2018 come “Anno del Paese Museo”, durante il quale si avvicenderanno iniziative, eventi, attività culturali di respiro regionale ed internazionale. Il focus di tutte le iniziative sarà quello di una esaltazione dell’arte come motore di sviluppo culturale e sociale, perfettamente integrato nel tessuto paesano ma con una visione prospetticamente rivolta al confronto con le altre realtà dei Paesi Museo in Italia ed in Europa.
L’idea progettuale integrata è incentrata sul concetto di trasversalità del messaggio artistico, per cui si dipanerà su più livelli attuativi e coinvolgerà tutte le associazioni operanti nel territorio in campo culturale, sociale, sportivo e religioso e culminerà con la realizzazione di uno spazio fisico polifunzionale da destinare a Centro internazionale di scambi e di confronti culturali.