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Erano poco più che bambini, avevano meno di vent'anni quando caddero vittime di una storia scossa e travolta dall'incomprensibile follia dell'uomo. I 17 avieri sardi che persero la vita a Sutri (VT) il 17 novembre 1943, sono stati dimenticati troppo presto e per troppo tempo da chi invece avrebbe dovuto onorarne la memoria.
Avevano abbandonato le loro postazioni nel Mugello e avevano raggiunto Civitavecchia da dove speravano di fare ritorno a casa in Sardegna. Una volta arrivati al porto del Lazio vennero intercettati e le raffiche di mitra dei militari tedeschi che presidiavano la zona li spinsero indietro, nelle campagne del viterbese, dove vennero accolti e protetti e dove aiutarono la popolazione a curare i campi e lavorare la terra. Sembra una storia da film, quella di questi giovani figli della nostra isola che, fuggiaschi, furono traditi da una spia e arrestati dalle SS che gli davano la caccia da giorni. Condotti a bordo di un camion in una radura vennero giustiziati, come animali da macello, cadendo al suolo esanimi uno dopo l'altro.
Di questi corpi, di questa storia, di questi eroi poco più che bambini non si era più parlato, almeno in Sardegna, fino a che il giornalista Rai Dino Sanna si battè per riportarne alla luce l'esempio, il ricordo e le tombe sulle quali ancora oggi piange con dolcezza e struggimento chi a Sutri ha memoria di una così triste vicenda. Il 17 novembre ricorrerà il 70° anniversario della tragedia e il Comune di Ploaghe (che in quella strage perse sette figli) si è fatto promotore di una iniziativa per celebrare, finalemente in maniera degna, la ricorrenza<font face="lucida sans unicode, lucida grande, sans-serif">.</font>