PHOTO
La sindaca di Guasila Paola Casula, da sempre attenta alla questione della parità di genere e componente della Commissione regionale Pari Opportunità, interviene su Sardegna Live in chiusura della giornata dell'8 marzo. "Una giornata importante - commenta la prima cittadina sarda - purché non ci si fermi alle celebrazioni".
Poco più del 14% dei sindaci italiani sono donne, in Sardegna le sindache sono poche decine. Scarsa fiducia dei gruppi dirigenti dei partiti, scarsa fiducia dell’elettorato o scarsa fiducia delle donne in sé stesse nel proporsi e affermare il proprio valore?
"Sicuramente c’è un problema di accesso delle donne alla politica che deriva dal fatto che la politica oggi è fatta dai maschi. Spesso sono poche le donne che si candidano, ma se prendiamo in considerazione anche le consigliere comunali il numero delle donne in politica non è poi così risicato e soprattutto molto spesso vengono rielette. In Sardegna abbiamo solo 53 sindache, un numero ridottissimo rispetto a un totale di 377 Comuni. Non ci sono abbastanza misure che permettano alle donne di accedere in maniera agevole alla politica. Una situazione che resterà tale finché le norme saranno studiate solo dagli uomini e a senso unico. D’altra parte, più cresce l’importanza dei centri e meno si presta attenzione alla candidatura di profili femminili perché in genere gli uomini sono portatori di maggior potere".
Qual è il valore dell’8 marzo nel 2022?
"Non vorrei sminuire la ricorrenza. Io però sono sindaca da otto anni e ogni 8 marzo è la stessa cosa. Celebrazioni delle donne in quanto vittime di violenza, si parla di inferiorità salariale, quest’anno il tema erano le donne nelle istituzioni. Ma molto spesso ci si ferma alla celebrazione e non all’attuazione di atti che permettano un effettivo superamento del divario. Servono politiche diverse rispetto a quanto fatto fino a oggi. Nel Consiglio regionale sardo, nonostante la doppia parità di genere, ci sono solo 9 consigliere. L’8 marzo è importante ma non basta celebrare".
Lei è particolarmente sensibile alle tematiche legate alla parità di genere. Se potesse cambiare qualcosa da domani dove interverrebbe innanzitutto?
"Sicuramente nelle politiche di sostegno al welfare per dare alla possibilità alle donne di vivere il carico familiare in maniera più agevole. Questo consentirebbe a chi ha capacità e predisposizione di affrontare il percorso professionale o anche politico in maniera più serena. Bisogna continuare a investire sul contrasto agli stereotipi a partire dalla prima infanzia. Accesso a forme di istruzione che promuovano la parità di genere e dunque inserire l’educazione alla parità di genere nelle scuole al pari dell’educazione civica. Sarebbe importante anche per uno sviluppo economico della società, che gioverebbe dalla maggior presenza di donne nei ruoli chiave. Agevolare un percorso di quote di genere, alle quali di base non sono favorevole. Ma laddove ci sono delle storture, l’ordinamento ha l’obbligo di rimuoverle e oggi è necessario".
Tempi di guerra. L’occidente è scosso da quanto accade in Ucraina. Un pensiero per le donne ucraine.
"Le donne ucraine hanno negli occhi quello che è la guerra. Stanno vivendo il vero dolore del conflitto. Un pensiero per tutti i giovani al fronte, ma il dramma di questo abominio nella vita delle donne è incredibile. Impensabile che stia accadendo ancora. Un’altra osservazione: la guerra è fatta da uomini. Sono certa che se in quei tavoli di diplomazia ci fossero state delle donne si sarebbero raggiunti compromessi più efficaci. Il ruolo della donna non è migliore o peggiore, ma semplicemente necessario perché si riescano a portare avanti politiche migliori di quelle che abbiamo conosciuto fino a ora".