“Abbiamo deciso di mettere a disposizione un bene regionale per la realizzazione del museo di Fertilia, dove sarà raccontata una pagina importante della nostra storia, che, nel secondo dopoguerra, ha visto la Sardegna accogliere migliaia di esuli giuliano-dalmati, cacciati dalla propria terra e privati dei loro beni dal regime comunista jugoslavo solo perché italiani”.

Sono queste le parole pronunciate dal Presidente della Regione Christian Solinas, dopo la presentazione del progetto del “Museo etnografico Egea” di Fertilia. A presiedere i lavori, nella sala del Parco regionale di Porto Conte l'Assessore regionale degli Enti locali, Quirico Sanna.

Un'esposizione fortemente tecnologica, che accoglierà testimonianze documentali e fotografiche riguardanti la memoria dell’esodo giuliano-dalmata e ricostruirà, anche attraverso le vicende storiche, sociali ed umane dei suoi abitanti, la storia della costruzione della ‘città di fondazione’ di Fertilia, cominciata l’8 marzo 1936 e terminata nel dopoguerra. Il museo sarà caratterizzato da un percorso descrittivo diviso in tre ambiti: la diaspora e l'esodo; il viaggio interminabile; la nuova vita ritrovata.

"Un progetto di grande interesse storico-culturale – ha aggiunto Sanna – per restituire piena dignità e memoria a questo popolo, involontario protagonista di una vicenda storica che lo ha costretto, nell’indifferenza dei governanti di allora, a dividersi per tutto il Mondo, compresa la Sardegna. Subendo poi, per decenni, l'onta dell'oblio anche nei libri di storia ed oggi una vergognosa ventata di 'giustificazionismo'. Il Museo sarà un'occasione per rendere omaggio a quei patrioti ed ai loro familiari”.

"L’iniziativa odierna è un appuntamento al quale tengo molto, perché ricordare l’esodo degli italiani dalle terre dell’Istria, Fiume e Dalmazia significa rivivere e commemorare una grande tragedia italiana, un capitolo doloroso della nostra storia nazionale. Fertilia è un unicum nella storia della Sardegna. Tale unicità deriva dall’incontro di quattro straordinarie culture: quella sarda, algherese, ferrarese e giuliana-dalmata, queste le parole del presidente del Consiglio regionale, Michele Pais.

“Con questo museo, vogliamo conservare e rinnovare la memoria delle vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata e rimuovere il velo di omertà su questa tragedia che ha generato un ignoranza storica e di memoria che non ammette giustificazioni”.

Nel pomeriggio, la posa della prima pietra ad opera dell'esule istriana Egea Haffner. “La Regione ha accolto con favore il progetto della cooperativa sociale 'Solomare', individuando nel museo etnografico un importante contributo verso la verità storica sulle vicende che hanno riguardato il confine orientale italiano nella seconda metà degli anni '40” ha aggiunto ancora Sanna.

“Potrà diventare un punto di riferimento per la comunità giuliano-dalmata che si è stabilita nella frazione di Alghero – così l’Assessore Sanna – Ma sarà anche meta di scolaresche che così potranno conoscere, attraverso un'ampia documentazione, una pagina dolorosa di storia nazionale, caratterizzata dalle migliaia di vittime delle foibe e dall’esodo di oltre 350mila italiani dalle terre di Istria, Fiume e Dalmazia. Un monito alle giovani generazioni contro la cultura dell'odio, che ha contribuito per decenni ad occultare la verità”.

“Una bella storia di accoglienza che – ha concluso – ormai è patrimonio di tutta l'Isola, diversamente da altre regioni dove il fanatismo ideologico impedì ai profughi di stabilirsi dopo essere stati cacciati dalle proprie case e privati dei loro beni dal regime jugoslavo del maresciallo Tito”, ha concluso l'esponente della Giunta Solinas.