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Si è tenuto questa mattina (22 ottobre), presso l'aula magna dell'Università di Sassari, il Pigday 3.0, un momento di confronto e discussione che ha riunito numerosi studiosi e addetti ai lavori del comparto suinicolo isolano.
L’appuntamento è stato organizzato dal Corso di studio in Scienze Agro-Zootecniche del Dipartimento di Agraria in collaborazione con Forestas, ATS, IZS, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi e con la Animal New Tech srl.
In rappresentanza della Regione Sardegna hanno partecipato Luigi Arru (Assesosre alla Sanità), Pier Luigi Caria, dell’Ambiente, Donatella Spano, mentre per il Consiglio regionale era presente il presidente della Commissione Attività produttive, Luigi Lotto.
I lavori si sono aperti con i saluti istituzionali del sindaco di Sassari, Nicola Sanna, del direttore del Dipartimento di Agraria, Antonello Pazzona, e del prof Roberto Furesi che ha rappresentato il Rettore, Massimo Carpinelli.
Il prof. Giuseppe Pulina, del Dipartimento di Agraria e Amministratore unico dell’Agenzia Forestas, ha invece coordinato le attività dell’incontro.
Dalla relazione illustrata dal prof. Gianni Battacone (Studioso del Dipartimento di Agraria) emerge che circa il 75% della suinicoltura nazionale è concentrata nelle regioni padane. La Sardegna continua però a essere una delle più importanti realtà del centro-sud Italia per numero di suini allevati (circa il 2,5%), ma soprattutto per il numero di scrofe (circa il 6,5% sul dato nazionale) e per il numero di allevamenti aperti che sono circa il 12% di tutto il Paese. La presenza della Peste suina africana e le restrizioni alle vendite extra-regione ha tuttavia provocato numerose criticità al settore suinicolo sardo alimentando una forte contrazione delle produzioni soprattutto negli ultimi anni: dal 2010 a oggi si è registrata una diminuzione di circa il 60% delle produzioni di carne suina.
«Anni di abbattimenti e di vuoti biologici, di ingenti risorse regionali spese per i risarcimenti dei capi morti e abbattuti non hanno mai portato a una eradicazione della PSA». Così Pier Luigi Caria che ha aggiunto: «Questa Giunta, con il supporto determinante del Consiglio regionale, ha invece cambiato completamente l’approccio puntando su tre novità importanti: una sul piano organizzativo, con la nascita dell’Unità di Progetto, un’altra su quello della gestione delle risorse, dove si premiano gli allevatori virtuosi e non i capi malati come nel passato. Su questo punto siamo stati i primi in Europa ad istituire il benessere animale dei suini con 50milioni di euro di dotazione finanziaria iniziale. Terzo passaggio riguarda il versante normativo e di conduzione degli allevamenti regolari. Tenere questo comparto a motori spenti – ha concluso il titolare dell’Agricoltura – significa rinunciare alla spartizione di oltre 500milioni di euro (tanto conta all’anno il settore in Sardegna). Significa rinunciare a migliaia di posti di lavoro e a nuove economie che, soprattutto nelle zone interne dell’Isola, potrebbero fare la differenza sulla lotta allo spopolamento nei nostri paesi».
Secondo i dati dell’anagrafe zootecnica nazionale, sono allevati in Sardegna 187mila 440 capi in circa 14mila 170 aziende registrate, di cui 8700 operano con allevamento misto. Gli animali sono così suddivisi nelle vecchie otto province: 25% Cagliari, 21% Medio Campidano, 15% Oristano, 13% Sassari, 11% Nuoro, 6% Ogliastra e Gallura, 3% Carbonia-Iglesias. In testa per aziende presenti nella propria provincia c’è Oristano con il 22%, segue Sassari con il 19%, Cagliari con il 18%, Nuoro con il 16%, la Gallura con il 9, l’Ogliastra con il 7, il Medio Campidano con il 5 e Carbonia-Iglesias con il 4%.
Per l'Assessora alla Difesa dell'ambiente, Donatella Spano «Il comparto suinicolo ha certamente necessità di un sostegno sul piano dei nuovi sistemi produttivi. Ha quindi necessità di tecnologie, nuove esperienze e buone pratiche. Dobbiamo lavorare – ha aggiunto – affinché queste innovazioni siano portate all’interno dei nostri sistemi produttivi. È importante farlo nella produzione dei mangimi, diminuendo l’impatto ambientale dal punto di vista energetico, dell’uso delle acque, del trattamento dei reflui e dello smaltimento delle carcasse. Questi sono punti fondamentali su cui operare e l’Europa ci premierà per tali attività. L’Assessorato dell’Ambiente – ha proseguito l’Assessora – attraverso le proprie strutture (Forestas, il Corpo forestale e di Vigilanza ambientale, ma anche il servizio che segue la caccia) ha dato il proprio contributo all’interno di un grande gioco di squadra che ha visto coinvolte altre strutture regionali. Siamo orgogliosi di questi risultati – ha concluso –, dove davvero l’unione ha fatto la forza”.
Anche l’assessore Luigi Arru ha ripreso il tema del «Lavorare in squadra che porta ad avere risultati superiori alla somma delle attività che possono svolgere i singoli Assessorati”. Il titolare della Sanità ha riconosciuto al presidente Francesco Pigliaru grande lungimiranza nell’aver istituito l’Unità di Progetto che ha raggiunto obiettivi molto importanti. “Per la prima volta, dopo tanti anni – ha ricordato Arru –, abbiamo recuperato credibilità in ambito nazionale ed Europeo. Quando nel marzo 2014 si era insediata questa Giunta, la Sardegna era a rischio commissariamento da parte del ministero della Salute proprio sulla gestione della Peste suina africana, poiché eravamo giudicati non più credibili, affidabili. Con un impegno costante e con la coerenza delle azioni abbiamo dimostrato di poterci sedere nei tavoli di Roma e Bruxelles alla pari degli altri attori. Noi non facciamo battaglie culturali o contro la tradizione – ha precisato l’assessore –, stiamo cercando invece di sconfiggere una malattia infettiva che non ha né vaccini e né terapie. Spero che la gente giudichi questo, perché abbiamo fatto recuperare credibilità alla Sardegna intera”.
Il versante delle imprese di trasformazione è stato rappresentato da Davide Calderone (Direttore dell’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi), che ha fatto il punto sul tema della domanda e del consumo della carne di maiale sul piano nazionale e globale.
Daniela Marongiu e Sergio Masala (veterinari del Servizio sanità animale dell’ATS) hanno parlato della centralità del rispetto delle normative dal punto di vista sanitario e della biosicurzza e dell’importanza della registrazione degli animali all’anagrafe suina.
Alberto Laddomada (direttore generale dell’IZS), ha invece illustrato il quadro regionale e internazionale della presenza della malattia, con gli aggiornamenti su Paesi Ue recentemente coinvolti dal contagio come: Romania, Bulgaria e Belgio. Proprio in Romania è stato colpito questa estate un allevamento intensivo di circa 140mila capi. Sui maiali al pascolo brado, vera causa del continuo propagarsi della PSA, Laddomada ha osservato che in Sardegna si è passati dai 3-4mila capi presenti nel 2015 ai poco più di mille stimati oggi. È toccato invece ad Alessandro De Martini, direttore generale della presidenza della Regione e responsabile dell’Unità di Progetto per l’eradicazione della Peste suina africana in Sardegna, illustrare i risultati raggiunti e le attività promosse a tutti i livelli nell’ambito della lotta alla PSA sull’Isola.
Il presidente della Commissione Attività produttive del Consiglio regionale, Luigi Lotto, puntando alla prospettiva e al futuro del settore suinicolo, ha presentato la legge regionale 28 del 2 agosto 2018 sulle “Disposizioni per la valorizzazione della suinicoltura sarda”, votata a stragrande maggioranza la scorsa estate dai componenti del Consiglio. Hanno quindi arricchito i lavori gli interventi dei rappresentanti delle associazioni di categoria agricola: Coldiretti, Confagricoltura, Cia.