Questo pomeriggio a Sassari si è svolta la manifestazione degli anarchici in segno di solidarietà ad Alfredo Cospito, attualmente detenuto nel carcere di Bancali perché accusato di “strage contro la sicurezza dello Stato”.

“Contro il 41 bis. Per un mondo senza galera. Libertà per tutti e tutte”, recita uno degli striscioni portato alla marcia di protesta, a cui hanno aderito un centinaio di persone tenute d'occhio dalle forze dell'ordine.

“Scendiamo in piazza in solidarietà con Alfredo Cospito e contro la tortura legalizzata del 41 bis che prevede: cella singola 2x3 con arredi essenziali; limitazione strettissima delle foto e oggetti personali (come la biancheria); 2 ore d’aria in isolamento; divieto di tenere più di 4 libri in cella; 1 colloquio mensile di 1h con vetro divisorio; censura della corrispondenza; partecipazione ai processi solo in videoconferenza; in alcuni casi è effettuata la schermatura delle finestre con plexiglass. Inoltre, ad Alfredo viene negata qualsiasi tipo di corrispondenza con l'esterno, esclusi i familiari”, hanno spiegato dall’associazione “La casa di tutti – sa Domo de tottus”.

CHI È ALFREDO COSPITO. Un anarchico insurrezionalista detenuto dal 2013 e attualmente rinchiuso nel carcere di Bancali, a Sassari, dove dal 20 ottobre scorso ha iniziato uno sciopero della fame contro il regime di detenzione 41-bis a cui è sottoposto, e contro la prospettiva di essere condannato all’ergastolo ostativo. Cospito è condannato a venti anni di reclusione per terrorismo nel maxi processo Scripta Manent, che ha riguardato una serie di azioni delle sigle anarchiche della Fai-Fri, con cui furono rivendicate una quantità di azioni compiute fra il 2003 e il 2016, tra le quali le bombe esplose a Torino nella zona pedonale della Crocetta e le due bombe fatte esplodere nel 2006 nei pressi dell’ex scuola allievi carabinieri a Fossano che fortunatamente non causò né morti né feriti.

Cospito per quest’ultimo attentato fu condannato in primo e secondo grado, mentre la Corte di Cassazione ha stabilito a maggio che il reato per cui doveva essere giudicato non era strage comune ma strage politica e ha quindi indicato che la pena venga rivalutata.