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A Capo Teulada dal 21 settembre si ricomincia a sparare. Come da programma. Lo ha assicurato il colonnello Sandro Branca, comandante del Primo Reggimento corazzato di stanza nella base, al deputato di Unidos Mauro Pili. Il parlamentare ha fatto un altrohorror tour nel poligono, questa volta autorizzato e accompagnato, dopo il primo, clandestino, di alcuni mesi fa, in cui denunciò lo scempio ambientale-archeologico e il bombardamento e la conseguente cancellazione di un isolotto a pochi metri dalla costa.
Ora, in seguito al blitz post-incendi a Capo Frasca, dove alla fine l'hanno dovuto far entrare, ha usato la stessa norma per fare «una visita ispettiva» al poligono permanente per esercitazioni terra-aria-mare, il secondo più grande d'Italia, affidato all'Esercito. Pili ha scoperto, fotografato e filmato nuraghi “decapitati” e utilizzati per le operazioni di addestramento, con i sacchetti di sabbia appoggiati alle pietre e missili infilati negli interstizi. Oltre a uomini «del Reggimento nucleare batteriologico e chimico e del Genio di Macomer che, con le tute bianche anti-radiazioni, sono lì dal 25 agosto e hanno recintato uno spazio di un metro per un metro e mezzo, da cui stanno prelevando porzioni di terreno che saranno analizzate per valutare inquinamento e contaminazione».
Per quanto riguarda i nuraghi, la fine è nota: in quella gigantesca area blindata - lo testimoniano le carte, gli studi e la memoria storica di molte persone - ci sono i resti dei resti di una ventina di strutture, una addirittura, Maxinas - aggiunge il deputato - un tempo era un villaggio delle dimensioni di Barumini.
«Quella zona era un vero e proprio avamposto per la difesa del sud Sardegna dalle invasioni, e lungo il percorso, il primo punto è diventato un parcheggio, spianato con le ruspe».
L'altro aspetto evidenziato ieri durante una conferenza stampa riguarda le bonifiche. «Hanno detto che stanno iniziando a farle, ma è tutto falso», continua Pili. «Non esiste nessun piano di ripristino ambientale, sono soltanto arrivati questi militari in assetto antinucleare con misuratori di radioattività a svolgere attività poco chiare. Eventualmente, loro farebbero i prelievi, poi le analisi, infine si darebbero il risultato: controllori di sé stessi».
Il deputato ricorda che nel 2005 fece molto scalpore un documento delle forze armate, redatto e consegnato alla Regione Sardegna dall'allora presidente del Comitato per le servitù militari, ammiraglio Roberto Baggioni, che conteneva l'elenco di quello che era stato sparato a Teulada e, per la prima volta, si raccontò che le truppe italiane si addestravano anche con proiettili incendiari al fosforo bianco, simili a quelli utilizzati dagli Stati Uniti e da Israele in Iraq e a Gaza e che nel tempo continuano a rilasciare residui chimici nell'aria e nell'acqua. Da allora tutto tace.