Quasi il 50% degli anestesisti che dovrebbero assistere quando viene eseguito l'intervento chirurgico per l’interruzione di gravidanza in Sardegna sono obiettori di coscienza. La media nazionale è del 44,6%.

Dati invertiti per quanto riguarda i ginecologi: in Italia la media è del 64,4%, nell'Isola si arriva al 55,6%, ossia più di uno su due. Il quadro emerge dall'ultimo report ministeriale sulle donne che in Italia hanno volontariamente interrotto una gravidanza che, comunque sono in calo. Interruzioni di gravidanza che risultano in diminuzione anche nell’isola.

Un fatto questo che sembra dovuto essenzialmente all'utilizzo della pillola di 5 giorni dopo, che dall'ottobre 2020 non richiede più la prescrizione medica. Diverso è per la RU486, ossia il metodo farmacologico per l'interruzione volontaria di gravidanza, che può essere utilizzata solo in regime di ricovero ma anche - come prescrive la circolare ministeriale 2020 - in altre strutture attraverso un percorso controllato. Rispetto a questa indicazione la Sardegna si è adeguata a suo tempo ma non ha definito l'indicazione che possa essere anche somministrata a domicilio, pur non escludendolo.

Ma se si va a vedere gli ultimi dati disponibili su 1393 interruzioni di gravidanza nell'Isola e su 14 strutture di ostetricia e ginecologia operativi, 1144 (l'82,1%) sono state fatte in istituti di cura pubblici, mentre 249 in cliniche convenzionate (il 17,9%). Nessuna in altre strutture o a domicilio, sempre stando ai dati ministeriali.