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Ergastolo e 4 mesi di isolamento diurno per Masih Shahid, il pakistano di 31 anni riconosciuto colpevole dalla Corte d'assise di Cagliari del tentato omicidio della sua ex compagna, Paola Piras, e dell'omicidio premeditato del figlio di lei, il 19enne Mirko Farci, intervenuto per difenderla.
La sentenza è stata emessa dopo 2 ore di camera di consiglio, presenti in aula l'imputato, reo confesso, e la vittima della brutale aggressione. La Corte ha anche deciso una provvisionale di 150 mila euro per Paola Piras.
I fatti risalgono all'11 maggio 2021 quando Shahid fece irruzione nella casa dell'allora compagna a Tortolì (Nuoro).
I giudici hanno fatto cadere l'aggravante dei maltrattamenti, contestata dalla pm Giovanna Morra. La pubblica accusa aveva chiesto per l'imputato l'ergastolo e 8 mesi di isolamento diurno. Soddisfatti della sentenza gli avvocati di parte civile Maurizio Corda, Marcello Caddori, Maurizio Mereu e Paolo Pialia. Il legale dell'imputato, Federico Delitala, si è battuto invece per evitare la condanna al carcere a vita ribadendo che, pur con tutta la gravità dei fatti commessi, non si è trattato di un omicidio premeditato.
Secondo quanto dichiarato spontaneamente da Shahid in una delle precedenti udienze, lui sarebbe andato a casa della sua ex non con l'idea di uccidere ma per chiederle un chiarimento, sostenendo di essere stato poi aggredito dal figlio e di aver agito per legittima difendesa.
Per la pm, tuttavia, non ci sono dubbi sulla volontà omicida del pakistano. "C'è stata premeditazione - aveva chiarito la dottoressa Morra nella sua requisitoria - c'era una forte e malsana gelosia nei confronti della sua ex. E l'impitato non voleva uccidere solo Paola, ma aveva programmato di uccidere anche Mirko".
Il ragazzo era intervenuto frapponendosi tra l'aggressore e la madre nello strenuo tentativo di proteggerla, ma fu raggiunto da tre fendenti, uno dei quali mortale.
Paola Piras, alla quale l'imputato aveva inflitto 18 coltellate, si era miracolosamente salvata e questa mattina ha parlato in aula per pochi minuti, chiamata dal presidente della Corte Giovanni Massida a ricordare qualcosa di quel tragico giorno. "I miei ricordi si fermano ad almeno sei mesi prima, credo sia il trauma a farmi dimenticare. Non potrei sopportare altrimenti", ha risposto protetta da un separé. Durante il suo racconto non ha mai incrociato lo sguardo dell'imputato.