Gli avvocati difensori chiedono l'assoluzione per Gian Michele Giobbe: "E' innocente". Il 41enne è accusato dell'omicidio dello zio Esperino, 73 anni, nella sua azienda di su Filighe a Orotelli, in cui entrambi lavoravano, il 17 ottobre 2020. Per i legali "non regge il movente né le prove a suo carico, chiediamo l'assoluzione piena per il nostro assistito". 

"Non può costituire una prova la striscia di sangue trovata su una scarpa di Gian Michele - hanno sottolineato Lorenzo Soro e Mario Pittalis -. E' stato lui che ha trovato il cadavere dello zio sulla scena del delitto dove c'erano delle pozze di sangue ed è lì che molto probabilmente la sua scarpa si è sporcata". 

Quanto al movente che secondo l'accusa è legato ai terreni e all'azienda intestati a Esperino, in comune con altri sui fratelli, gli avvocati hanno replicato: "Gian Michele non aveva nessun vantaggio dall'omicidio dello zio: non era erede di niente, l'unico proprietario era lo zio che aveva moglie e figlie come eredi. Il litigio sui terreni di famiglia non era tra Gian Michele e Esperino ma tra Esperino e i fratelli, di cui solo uno in vita. Che la situazione tra l'imputato e la vittima fosse tranquilla - hanno aggiunto - è stato evidenziato anche nel corso del processo: nessun teste ha asserito che Gian Michele avesse mai litigato con lo zio". 

Per Giobbe era stato chiesto l'ergastolo dal pm Andrea Ghironi. Sotto indagine anche un altro nipote della vittima, testimone nel processo, per cui è stata chiesta la trasmissione dagli atti in procura per falsa testimonianza. La moglie e le figlie di Esperino Giobbe si sono costituite parte civile con gli avvocati Giuseppe Mocci e Gianfranco Flore. Si torna in aula il 17 luglio per eventuali repliche, poi la sentenza.