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Bobore Nuvoli, direttore del Coro Sos Canarjos, si è spento nel silenzio della sua città, in una malinconica mattina di febbraio. Da ieri, Nuoro, non ha più uno degli uomini che hanno scritto pagine importanti della sua storia. La sua vita è stata un lungo concerto costellato di musica e poesia nel solco di un intreccio di voci che ha contribuito a formare e che ha diretto negli anni.
Il 4 marzo avrebbe compiuto 75 anni, ma la malattia ha arrestato la sua corsa. La sua carriera ha attraversato diverse esperienze culturali del capoluogo barbaricino. Nel 1967 canta nel Coro Barbagia di Nuoro, diretto da Banneddu Ruju, che abbandona sei anni dopo per fondare il Coro Ortobene, che gli consente di imprimere alla coralità nuorese un passaggio significativo e ricco di nuove intuizioni.
Nel 1976 da vita alla sua creatura più ambiziosa, il coro Canarjos, che significa battitori di caccia, precursori di nuovi sentieri musicali, di itinerari da scoprire che portano all’innovazione nella tradizione. Il coro Sos Canarjos nel giro di pochi anni mette insieme gli aspetti poetici, musicali e canori del folklore isolano. Il maestro Nuvoli porta avanti un lavoro di ricerca e riscoperta delle espressioni popolari, compone testi che entrano a far parte del repertorio corale dell'isola, come S’Aneddu, il canto degli sposi.
«Bobore Nuvoli - dice Alessandro Catte, direttore del Coro Ortobene - ha dedicato la sua vita artistica alla città di Nuoro. Canti come Babbu nostru, S’aneddu, Toccos, Su balente e Saludos, solo per citarne alcuni, sono destinati a rimanere per sempre. La sua morte rappresenta una grande perdita per la nostra coralità».
Nel 2000 il maestro Nuvoli viene nominato Maestro del Folklore e tra le esperienze più prestigiose si ricordano il grande concerto al Metropolitan di New York e l'incontro alla Casa Bianca nel 1989. L'ultimo applauso gli è stato tributato dalla sua città nel mese di marzo dello scorso anno quando il maestro Nuvoli è salito sul palco dell’Eliseo per ritirare il “Premio Ortobene”, provato dalle condizioni di salute, ma animato da una commovente energia.
«Mio padre era un grande uomo - dice la figlia Etta -, un punto di riferimento per tutti. Per il suo ultimo viaggio ha voluto indossare il costume tradizionale nuorese, così come amava fare per le occasioni importanti».