<<Io vivo ogni giorno facendo le cose che amo fare. Il fare è la sostanza della vita.>>

Sono le parole di Cesare Carta, rilasciate nel corso di una bellissima intervista a Paolo Mercurio, che lo aveva “ritratto” tra le sue passioni e l’arte a cui dava forma, tra i suoni che produceva con il fiato di una memoria liberata da un intreccio di canne forate.

Nuoro aveva le sue launeddas e di questo strumento lui è stato pioniere e depositario, colui che le costruiva, rinforzando l’esperienza.

Aveva dimora nell’antico rione della città barbaricina, “Santu Predu”, e nel suo laboratorio in Piazza Su Connottu realizzava gli strumenti per sé stesso, ma anche per altri musicisti che si affidavano alla sua competenza.

Nella stagione dell’adolescenza, a Urzulei, durante una festa ebbe modo di ascoltare Aurelio Porcu, maestro delle launeddas, rimandendo letteralmente stregato da quel suono e dalla grandezza dell’artista di Villaputzu.

Inizia a costruire lo strumento e farlo “suo”, in una città che non aveva riferimenti e che lo ha consacrato interprete unico di una tradizione senza tempo.

“Ho appreso la triste notizia della sua scomparsa. – scrive Gian Paolo Mele Corriga – Cesare Carta era un maestro di launeddas nonché abile costruttore di questo strumento. Artista di intaglio e di coltelli, abile suonatore di “tathu”, il charango sudamericano. Poliedrico e versatile intellettuale e profondo conoscitore delle nostre tradizioni, Cesare ha tenuto sempre viva la collaborazione con il Coro di Nuoro, con il quale ha preso parte anche manifestazioni di livello internazionale”.

In tanti hanno espresso parole di affetto e cordoglio sui social, ricordando uno dei grandi interpreti della tradizione sarda, cultore innamorato di un’isola a cui aveva reso testimonianza con il suo operato. Avrebbe compiuto 65 anni il prossimo 17 aprile.

(La foto è tratta dal volume 12 dell'Enciclopedia della musica sarda - La biblioteca dell'identità de L'Unione Sarda)