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“L'Isola di Sardegna è un paradiso unico”. Questo pensiero, il cui primo autore si perde nella notte dei tempi, viene ripreso e condiviso ogni giorno, da chi nell'Isola ci abita e da chi ci passa per trascorrere una vacanza, più o meno lunga.
Mentre questo fine settimana volge al termine, tuttavia, l’attenzione viene irrimediabilmente richiamata non dalla parola “Paradiso”, bensì da “Isola”.
Perché in piena stagione estiva è sempre più isolata e difficile da raggiungere, soprattutto per i suoi abitanti in rientro.
Se i traghetti, che richiedono dalle 9 alle 14 ore, sono praticamente pieni -spesso è una sfida trovare posto per l’auto, impossibile una cabina di notte- gli aerei risultano insufficienti: alle low cost, senza un congruo (e, se vincolati da qualche esigenza personale, impossibile) anticipo, meglio non pensarci.
Dovrebbe salvarci la continuità territoriale verso gli scali di Linate e Fiumicino, sorvolando sulle pur presenti lacune (un volo su due in ritardo e -prima fra tutte- nessun volo Cagliari-Roma per 8 ore, dalla mattina al tardo pomeriggio. Nonostante tutto, il bando di continuità risulta rispettato).
La realtà dei fatti, constatabile con una semplice frequentazione degli aeroporti, è ben diversa.
Sabato 15 luglio si può definire una giornata nera per il trasporto aereo: uno sciopero del personale aeroportuale dalle 10 alle 18 si traduce, per l'Isola, in una cinquantina di voli cancellati e almeno venti ritardati.
Dei primi tre voli Cagliari-Roma, soltanto quello delle 6.20 di mattina è filato liscio: quello successivo (7.20) è potuto decollare soltanto alle 8.40 a causa di problemi tecnici ed un guasto all'aria condizionata. Il terzo (8.50), già in leggero ritardo, ha lasciato l'Isola con mezz’ora complessiva di ritardo, dopo che si è reso necessario sbarcare una passeggera per motivi di salute.
Domenica 16 luglio il ritardo, di 20 minuti, comincia già sul volo Fiumicino-Cagliari, atteso alle 9.35, per poi protrarsi anche sul successivo.
Ma la vera odissea la hanno vissuta i passeggeri del volo ITA AZ1597, sempre in partenza da Fiumicino alla volta dello scalo di Elmas: aereo pronto e già collegato al finger, ma slittamento della partenza via via crescente (arrivato a due ore) a causa di un “ritardo dell’equipaggio”.
Il personale al gate, vedendo il malcontento e le pressioni dei viaggiatori, ha in seguito specificato che l'equipaggio che avrebbe dovuto prendere servizio per Cagliari si trovava al momento su un altro volo, anch’esso in ritardo.
Mutismo davanti all’affermazione di un passeggero su cosa ne fosse stato “dei reperibili” (tecnicamente “equipaggio in stand-by”, che deve essere in grado di raggiungere l’aeroporto e subentrare in circa un’ora).
Numerosi i disagi arrecati ai passeggeri, tra cui una ragazza gravida diretta ad Oristano, col timore di perdere l’ultimo treno, e personale sanitario e della Polizia di Stato che doveva montare in servizio. Conclude il poco felice quadretto una passeggera che, probabilmente di fronte alla crescente tensione, ha avuto un attacco di panico, prontamente gestito da due dottoresse (anche loro dirette a Cagliari) e dal personale sanitario aeroportuale.
Una delle due dottoresse, tra l’altro, ci ha riferito di essere intervenuta per una simile situazione anche sul volo Cagliari-Roma di sabato mattina e di non poter nascondere il profondo senso di disagio ed amarezza per la situazione: aveva, infatti, necessità di rientrare il prima possibile per un’urgenza sanitaria del padre, novantenne.
In attesa dell'intesa vincente che risolva quello che a detta di molti è un “ricatto territoriale”, ritorna alla mente il sarcasmo di una vignetta pubblicata sul web qualche anno fa. “Nonostante tutto, nave ed aereo rimangono i mezzi preferiti dai sardi per spostarsi” , si leggeva nell’intestazione, a tergo della quale un isolano commentava “Abbiamo perso il gusto per il nuoto, va ammesso. Al contempo non siamo abbastanza spigliati per il teletrasporto. Interessanti, comunque, alcuni tentativi di passare il mare in auto sfruttando una sufficiente rincorsa per il salto”.