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“Le numerose aggressioni avvenute anche nelle ultime settimane da parte di detenuti e pazienti ricoverati presso il reparto di SPDC1 dell’ l'ospedale SS.Trinita' di Cagliari, a discapito del personale di Polizia Penitenziaria, impegnato nel servizio di piantonamento, rendono ormai non più procrastinabile la consegna del repartino ospedaliero detentivo presso la medesima struttura sanitaria”.
Lo ribadisce a chiare lettere e come ultimatum, il segretario regionale della Uil-Pa Polizia Penitenziaria, Michele Cireddu, che ha nuovamente preso carta e penna e scritto una missiva al prefetto Romilda Tafuri, al capo del Dap di Roma e al Provveditore regionale sardo, Maurizio Veneziano sollecitando un immediato intervento risolutore: “Più volte la nostra organizzazione sindacale Uil-Pa – scrive Cireddu - ha segnalato ed evidenziato anche in occasione di un incontro in Prefettura, le gravi problematiche dovute alla mancanza di spazi consoni per svolgere in maniera ottimale il servizio, sia per la sicurezza del personale operante che degli stessi detenuti e dei pazienti ricoverati. Sino ad oggi nonostante i buoni propositi mostrati, nessuna iniziativa sembra essere stata intrapresa per la risoluzione delle problematiche esposte e questo si è tradotto in altre aggressioni gravi a danno dei nostri poliziotti. Le aggressioni avvenute nelle ultime settimane in SPDC1 – aggiunge Cireddu - mettono alla luce l' oggettiva impossibilità da un lato di continuare a svolgere il servizio di piantonamento presso le corsie ospedaliere, interferendo, pur non volendo, nel regolare svolgimento dell' attività sanitaria, dall'altro il continuo pericolo a cui vengono esposti gli agenti diventati ormai facile bersaglio da parte di ogni malintenzionato. Un servizio delicato come quello di cui trattasi richiede spazi congrui, dove i detenuti ricoverati devono essere assistiti dai medici e non destabilizzati dagli altri pazienti o dall'ambiente caotico delle corsie; questa “ destabilizzazione” si sta riversando inevitabilmente sul personale in servizio costretto ad operare in un ambiente lavorativo impossibile. Queste condizioni ribadiamo, stanno determinando un grave pericolo per la sicurezza pubblica. Reputando ormai inammissibile e non più gestibile tale situazione, si chiede pertanto - conclude Michele Cireddu - un immediato riscontro della presente e si comunica sin d’ ora che in mancanza di interventi e riscontri concreti e celeri, metteremo in atto ogni forma di protesta prevista dalla legge”.